A stranger Quest, l’opera atlante di Andrea Gatopoulos
Presentato in concorso nella sezione Documentari Italiani al 41esimo Torino Film Festival, A stranger Quest.
Cosa spinge un essere umano a collezionare? E cosa ama collezionare? Dalle farfalle ai vasi Ming, dalle sculture etrusche alle maschere africane baulè e giù fino all’ipercontemporaneo, la volontà dell’uomo, volta all’accumulo, è da sempre sorprendente.
Di questo e altro, supportato da bellissime immagini paesaggistiche, cartografiche, esodo di intelligenza artificiale, tratta A stranger Quest di Andrea Gatopoulos.
Presentato in concorso, nella sezione Documentari Italiani, al 41esimo Torino Film Festival, il film sorprende per vari motivi.
Immerso tra passato e futuro, tra i limiti invalicabili di geografie ignote, e mondi extraterrestri valicabili e alla portata, il film adotta il punto di vista del navigatore satellitare.
Lo spunto di viaggio, mappa, punti di riferimento precisi della collezione, fungono da riflessione su una storia raccontata da un’intelligenza artificiale, che cerca di interrogarsi su come la vita degli uomini e la loro felicità si fondi su inspiegabili chimere. O su insondabili missioni personali, tracciando la distanza fondamentale tra l’uomo e qualunque macchina concepibile dal sistema capitalistico.
La storia
David Rumsey, sul punto di compiere ottant’anni, si misura con i fantasmi della sua vita e con la fine sempre più vicina.
Negli ultimi trent’anni ha accumulato una delle più grandi collezioni di mappe al mondo, che segretamente chiama la sua “poesia”.
Confrontandosi con ricordi e affetti, aiutato da oggetti, persone e intelligenze artificiali, in un personale viaggio tra luoghi fisici e virtuali, ritrova lo slancio per una nuova sorprendente avventura.
L’artista racconta che ha sempre amato le mappe perché uniscono arte, scienza e storia; egli le colleziona come tanti cimeli.
La produzione
Il documentario è prodotto da Il Varco Cinema, di cui Gatopoulos è cofondatore, e da Kublai Film. Il film sarà
distribuito nel circuito dei festival internazionali da Gargantua Film Distribution.
L’idea, il progetto, la domanda
Nell’età dei satelliti, dove la Terra è esplorabile con uno smartphone e i viaggi spaziali si sono rivelati sempre meno utopistici, l’uomo ha perso le sue Colonne d’Ercole e la magia dell’avventura?
Da questo senso di smarrimento, nasce in Gatopoulos una passione crescente per le mappe. Questa lo conduce ben presto sul sito di David Rumsey, alla scoperta del suo archivio digitale sterminato. Li trova una delle collezioni private di mappe storiche più grandi del mondo, assemblate con il gusto estetico di un artista e, al contempo, strettamente legate ai più recenti progressi tecnologici.
La parola al regista
“Una volta conosciuto David e stabilita in poco tempo una forte intesa con lui. Ho ritrovato nel racconto della sua ‘strana missione’ un fantasma, una traduzione, un ricollocamento del sentimento originale che spingeva gli uomini oltre il mondo conosciuto, alle grandi imprese e scoperte”, racconta il regista.
Poi commenta.
“In un mondo in cui lo scopo degli esseri umani sembra indebolirsi, incatenato alle leggi del mercato, della popolarità e del successo, il suo lavoro meticoloso, costante, ininterrotto e ossessivo per la cartografia, una materia oggi largamente trascurata e sostituita dai navigatori automatici, oltre che una storia affascinante, è per me l’espressione straordinaria di una profonda connessione con l’esistenza e col senso della vita: a stranger quest”.
Un’opera atlante
Gatopoulos e il bravo direttore della fotografia, Antonio Morra, hanno scelto di girare con lo sguardo dei cartografi in ricognizione. Si offre un’unica inquadratura per ogni scena, ripresa da ciò che i mappatori definiscono point sublime. Esso è il punto da cui è possibile non solo vedere meglio il territorio, ma anche rappresentarne la sua bellezza.
Ne è nato un film che si “legge” come un atlante. L’immagine si accompagna ai dialoghi, nel modo in cui l’icona si accosta alla didascalia. Il suono segue un lavoro simile. E con il punto di vista della scena sempre tra la mdp e il protagonista, come fosse l’orecchio di un drone.
Le musiche
Le musiche sono di Brian Eno, Harold Budd e Kevin Braheny Fortune. Completano la costruzione di una colonna sonora futuristica e sentimentale.
Due parole sul regista
Andrea Gatopoulos, pescarese, classe 1994. Dopo la laurea in Lettere Moderne fonda la casa di produzione Il Varco. Oltretutto ha all’attivo 23 cortometraggi, 4 film che hanno partecipato a più di 120 festival in tutto il mondo. Il suo esordio alla regia è il film breve Materia Celeste (2019), a cui seguirà Polepole (2021).
Inoltre nel 2020 al lavoro al fianco di Werner Herzog per il suo film Accelerator a Leticia, Colombia, sviluppa la corrispondenza filmata Letters to Herzog e il cortometraggio Flores del precipicio (2022).
I premi e le collaborazioni
Pure selezionato tra i finalisti del Premio Zavattini 2021/2022, nel 2022 presenta alla 54esima Quinzaine des Réalisateurs il corto Happy New Year, Jim, prodotto da Nieminen film e Naffintusi.
Inoltre nel 2023 partecipa alla Locarno Spring Academy con Radu Jude dove realizza il film Eschaton Ad. Trascorre l’agosto 2023 a studiare con Apichatpong Weerasethakul nel suo laboratorio nello Yucatan, in Messico.
E per leggere di più su cinema art and Gaia Serena Simionati