di Gaia Serena Simionati

Al Bifest, ‘Body Odyssey’, una coproduzione Italo-svizzera con la regia di Grazia Tricarico.

Cos’è il corpo e quali sono le proprietà che ne definiscono lo statuto, la salute, la sua bellezza. Il corpo è superato? I suoi limiti sono valicabili dalla follia, mania dell’uomo? E le conseguenze?

Questi e molti altri gli interrogativi, sia specifici e collettivi, che costellano questo potente film, aperto a tutto. Infatti potrebbe anche evolvere in un documentario, un horror o persino una storia d’amore.

Almeno quello del corpo per il suo proprietario Mona.

Strepitoso fin dall’inizio Body Odyssey illustra come si vedrà un punto di vista diverso. Dal dentro al fuori, parla il nostro corpo.

Quello che è sorprendente in questo film è l’associazione, eleganza, arte e fotografia con il mondo dei body builders. Di solto inelegante per antonomasia, qui abiti, macchinari, palestre sono invece collocati in sale affrescate.

La fotografia assume aspetti artistici con colori lisergici e primari, rossi, blu, che sviluppano una cornice diversa, come fosse videoarte.

Gli ambienti sono sontuosi, ricchi di quadri e contesti architettonici da ricordare.

Come l’assurda visita dal ginecologo per il preoccupante ingrossamento del clitoride della protagonista Mona, a causa della continua assunzione di steroidi e supplementi ormonali, assunti da più di otto anni.

Essa è collocata, anziché nel tipico asettico studio bianco e verde, qui in una lussuosa sala, ricoperta da pregiati marmi rossi, con luci soffuse rosse, modello bordello extralusso.

La scelta scenografica è sorprendente e fuori contesto. Un pò quello che fece Duchamp spostando il contenuto dell’urinatoio da bagno in un museo.

L’arte è anche ridefinire i confini

Body Odyssey è un film iconico, viscerale, in cui i confini tra razionalità e immaginazione sono sottili. Non ci si stupisce se anche il corpo comincia a parlare. La storia vive di un profondo senso di oppressione, possiede una terminologia cruda, straniante, il tempo è carico di attese.

È un film veritiero e anti-realistico allo stesso tempo: se da una parte, la struttura ricorda lo sport-movie classico. Dall’altra il film pone in primo piano una realtà deformata, una prospettiva individuale, percettiva, adatta alle peculiarità del tema e capace di oltrepassare il limite della superficie corporale. Body Odyssey è un film sulla possibile separazione di corpo e pensiero. È una storia di liberazione.

MONA JACQUELINE FUCHS è la protagonista, molto brava, che vanta successi in prestigiose competizioni internazionali, ed è considerata una delle dieci migliori bodybuilder al mondo. Grazie alle sue doti, che vanno oltre la sola posa plastica, Jay è ospite gradito in molti show televisivi ed è stata piu volte immortalata dal famoso fotografo Pit Buehler.

L’assenza di ogni riferimento familiare suona come una mancanza inquietante, come un buco discorsivo che, a poco a poco, corrode le sue ipotesi. Il film è un gioco di potere tra Mona, Corpo e Kurt in cui i ruoli di dominato e dominatore si evolvono in modo imprevedibile.

E si entra nella mente di Mona, che dietro un’ostentata disciplina si sforza di nascondere la sua fragilità e un angosciante senso di solitudine. Rifiutandosi di sottomettere la bellezza ai propri desideri. ni e i contenuti della fisicità e dell’identità: nella narrazione, Corpo è al centro di forze contrastanti interne, Mona, ed esterne, Kurt, che lo trasformano. Il corpo, dunque, è luogo di libertà o di coercizione?

Body odyssey

Sinossi di ‘Body Odyssey’

Mona è una bodybuilder professionista in preparazione per la competizione più importante della sua carriera. La sua vita è monitorata costantemente dal suo allenatore che, come un demiurgo, vigila sui suoi singoli gesti quotidiani. L’incontro con un misterioso ragazzo mette in pericolo questo delicato equilibrio e in Mona emerge un conflitto finora taciuto, quello con il proprio corpo.

Cast 

Jacqueline Fuchs, Julian Sands, Adam Misik

Bifest

Produzione Revok, Fenix Entertainment, Amka Films Productions e Rai Cinema

Sceneggiatura Marco Morana, Giulio Rizzo, Grazia Tricarico

Musiche Lorenzo Tomio, Montaggio Davide La Porta, Fotografia Corrado Serri, Scenografia Marinella Perrotta, Costumi Jessica Zambelli

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