di Gaia Serena Simionati

TAKING VENICE, diretto da Amei Wallach, è in anteprima mondiale alla Festa del cinema di Roma.

Ci sono un sacco di cose che possono essere descritte in un sacco di modi

Robert Rauschenberg

Proprio oggi compirebbe 98 anni. Stiamo parlando di colui che, nel bene e nel male cambiò la storia dell’arte. E continua a farlo.

Nato il 22 ottobre del 1925, a Port Arthur in Texas, Robert Rauschenberg con i suoi combine ha stravolto l’idea di fare arte, unendo pittura scultura e creando, per la prima volta dal 1954 in poi, le cosiddette installazioni. Oggi cosa comune, ma all’epoca dettero scandalo. Egli è stato un artista e pittore statunitense, che fu vicino alla pop art senza però mai aderirvi realmente, innescando invece una inedita corrispondenza con l’espressionismo astratto.

Taking Venice

Taking Venice

Svelando la vera storia avvenuta nel 1964 tra il governo americano che scelse di combattere il comunismo, attraverso la cultura. Robert Rauschenberg, fu scelto e mandato alla più importante e internazionale mostra d’arte: la Biennale di Venezia facendogli vincere il grand premio. Il film svela quindi la vera storia di complotti politici creati dal governo americano, da un manipolo di funzionari di alto livello, assieme al famoso gallerista ebreo italo americano Leo Castelli, e sua moglie Ileana Sonnabend che orchestrarono la vincita del Gran premio a Venezia per l’artista da loro rappresentato

Taking Venice

Nel bel mezzo della guerra fredda il governo americano decise di lottare il comunismo con la cultura. E la biennale del 1964 si dimostrò essere il territorio più adatto e forse più corrompibile per farlo avvenire.

Alice Denney, interna a Washington e amica dei Kennedys, sostiene come curatore Alan Solomon, un ambizioso e pionieristico intellettuale, facendo scalpore e organizzando l’entrata degli USA, coadiuvati da Leo Castelli, il più importante dealer del momento

Taking Venice poster

Deftly pulling off maneuvers that could have come from a Hollywood thriller, the American team leaves the international press crying foul and Rauschenberg questioning the politics of nationalism that sent him there. (USA, 98 min.)

La parola alla regista Amei Wallach

Cresciuta durante la guerra fredda avevo capito che ci potevano essere immesse possibilità di ricostruzione. con i sogni e delle persone a grandi opportunità. Questo avvenne perlopiù con gli artisti. Così sono diventata un critico d’arte, un autore e un regista.

Il mio scopo con i film è quello di fare opere che parlino d’arte, ma anche che scavalchino il mero mondo artistico per identificare invece cosa diviene rilevante nelle nostre vite con le storie che essi raccontano.

Qui in Taking Venice il progetto politico e culturale degli Stati Uniti nel 1964 attraverso Rauschenberg si fondono

Chi è Robert Rauschenberg?

Jasper Johns una volta disse che: “Robert Rauschenberg inventò tutto, dopo Picasso” .

Precursore dei movimenti che dopo la seconda guerra mondiale dominarono la scena dell’arte, egli fu un instancabile sperimentatore.

Rauschenberg sosteneva che la vita era il primo materiale da cui tirar fuori arte. E intese tutta la roba che trovava vicino allo studio e attorno al suo block: parti di automobili, parafanghi, tubi, lattine, assi da stiro, cravatte, lampadine, specchi, animali in tassidermia, giornali, rifiuti da strada, fotografie, ombrelle, riproduzioni di opere d’arte etc.

Sovrappose questi avanzi di vita di ogni giorno a elementi di cultura pop, usando grandi strategie del fare arte e storia visiva. Inventò nuovi metodi di stampa, mescolò la scultura alla pittura, diede un nuovo senso alla fotografia.

Collaborò con scienziati ingegneri, ballerini, coreografi, compositori.

Concluse spiegando così il suo successo e dicendo…

“I think the reason my work has been successful with the public is because it has changed their focus. I’ve changed the location of things that they see every day and didn’t know were worth looking at,” Rauschenberg 

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