Presentato in anteprima il film ‘La sedia’, originale apologia del quotidiano, senza patria, ne famiglia, ne Dio, firmata dal regista, fotografo Gianluca Vassallo.
Al cinema dal 16 novembre 2023, La Sedia è distribuito da No Claps.
Il design non è tale se non comunica conoscenza
Felice come una pasqua, Michel Tonet (1796-1871) inventore austro ungarico della sedia che porta il suo nome, riuscendo per la prima volta a piegare l’ebano, vedrà di sicuro di buon occhio la sedia n 1 di Enzo Mari, protagonista del film.
Enzo Mari, che fu artista, architetto, designer, (un pò come il regista che è fotografo e molto altro) concepisce Sedia n.1 nel 1974. La seduta fa parte del progetto “Autoprogettazione”, una serie di complementi d’arredo che consistono nel dare istruzioni all’utente in modo che possa realizzarle da solo. Sorta di Ikea degli esordi, in questo modo il fruitore apprende semplici metodi di costruzione e di progettazione. diffondendo anche conoscenza.

La sedia n. 1 di Enzo Mari
La sedia che accompagna il protagonista del film per tutto il “viaggio” non è un semplice oggetto di scena. Non è nemmeno un complemento d’arredo qualsiasi. E’ invece proprio la Sedia n.1 disegnata da Enzo Mari nel 1974.
Entrata a far parte del suo progetto Autoprogettazione, che consisteva nel dare al fruitore materiale e semplici istruzioni di costruzione, in modo che da solo realizzasse il suo oggetto d’uso, essa è divenuta emblema della sua etica di design.
Mari diceva infatti che la bellezza dell’oggetto sta nella semplicità della sua fabbricazione.
E cosi come Sedia n. 1 trasmette quindi valori, dato che è pratica, semplice, solida, robusta ed economica. allo stesso modo fa il film. La sedia condivide in pratica gli stessi valori ed aggettivi.

Sinossi ed esegesi
Un uomo muore. Lascia in eredità: una pistola e una sedia. Pietro (Michele Sarti) cerca il suo unico fratello (Angelo Zedda), che non vede da tempo, per contendersi le uniche cose che il padre ha lasciato loro morendo.
Costellato da un amore/odio verso l’arte contemporanea o meno, “Sei bella come la Torre Velasca’ – dice il protagonista a una donna che incontra – ‘o come la mia sedia’, quella di Mari appunto, i riferimenti iconoclastici provengono tutti da una visione artistica della vita. Come della scrittura. Come del film. Quelli di VASSALLO.
A un ingegnere vicentino, in vacanza in Sardegna, il protagonista urla: “ma vai a farti una collezione di arte contemporanea, se non hai di meglio da fare”, ironizzando sul piccolo mondo vacuo di collezionisti, vagamente ignoranti, ma ricchi, che spesso popolano mostre e italiche fiere d’arte.
Già una produzione che non aderisce a fondi statali è una sorta statement preciso, un atto creativo e performance, nel senso di poter essere liberi e veri, in quanto artisti.
Senza alcuna partecipazione pubblica, con risorse volutamente scarse, è la scelta, risposta dell’autore che vuole essere incollata solo alla scrittura. Senza fronzoli e imbellettamenti, ruvida e viva.
Il cammino, scandito da tappe/incontri come in una “via crucis” civile, diventerà un viaggio, in una Sardegna quasi trasfigurata, attraverso i suoi demoni e quelli della contemporaneità.
Sorta di riflessione sull’eredità morale che ognuno di noi percepisce e deve devolvere a sua volta, il film spiazza per idee, cataclismi, prontezza e naturalezza attoriale e a, volte antipatia pura.
La fotografia è molto interessante, curata, dato che il regista nasce innanzitutto come fotografo. Gianluca Vassallo sa bene come usarla. Le immagini nitide, senza fronzoli, fanno da grancassa per risuonare con le emozioni autentiche, a volte odiose, che la scrittura veicola. Esalta il paesaggio che è però prigione, da essa sembrano quasi sprigionare profumi e aromi di lande boschi e distese sarde.
Il film tolto qualche momento di lentezza o, autocelebrazione, nel complesso regge e soprattutto stimola riflessioni.

Note dell’autore
Esiste un momento nella vita di tutti in cui l’età adulta si fa solida. Succede così che la consapevolezza di sé, come somma di limiti, talenti, vulnerabilità e certezze si manifesti appieno legittimando il nostro ruolo nel mondo. È un momento potenzialmente straordinario che, però, spesso coincide con l’osservazione di una fragilità crescente dei nostri cari.
Nel mio caso, mio padre, l’uomo a cui devo la mia dedizione instancabile al lavoro, si è trasformato in pochi anni da un essere che ho sempre immaginato altissimo, forte, brillante, in un uomo piccolo, curvo, afflitto dal dolore. Per questo incapace di esprimersi all’altezza del suo pensiero.
Il Parkinson lo ha trasformato, intrappolando la sua mente in un corpo che non risponde più del tutto. La sua trasformazione mi ha fatto pensare al tema dell’eredità morale, un tema che attraversa la società sia su un piano individuale, strettamente privato, che su uno che è di interesse collettivo.
Il film La Sedia è nato così, come un tentativo urgente di fare ordine alle emozioni private e ai pensieri sul mondo. Ho cercato una risposta ad una domanda complessa: qual è la mia, intima, e la nostra, collettiva, responsabilità dinanzi ad un lascito?
Scritto in 15 giorni e girato in meno di 10, il film e la sua prassi produttiva sono la medesima cosa, perchè questa velocità, questa urgenza, hanno reso impossibile separare l’autore dal regista, il regista dal produttore, il produttore dal fotografo e così via. Ma tutto questo risponde al mio bisogno di vedere accadere le cose, anche sopra le mie forze, quando le sento necessarie.
Un cinema prodotto così, in fondo, è la risposta da musicista, da fotografo, al bisogno di raccontare qualcosa. E’ la resa del primato della bellezza all’urgenza del significato. E’ fare con quello che si ha, con quello che si può, perché te lo chiede la storia, te lo chiede chi sei nel momento in cui la Storia ti attraversa.
Questo è il modo in cui mi piace fare il cinema, con pochi e con poco (certo, meglio non così poco) e senza attese, senza ministeri, senza regioni, senza Stato. Governato e sostenuto dall’urgenza e dalla grazia a cui solo l’incoscienza o la maturità sanno farti arrivare. Del resto, sono pur sempre un ragioniere che si è scatenato contro il suo destino.

Note produttive
Un processo che l’autore e i produttori, amano definire “cinema di necessità” e che si concretizza in una prassi che annulla i reparti, sospende le gerarchie e produce con quello ciò che si ha a disposizione trasformando la produzione in un piano creativo aggiunto.
Il film è stato girato tra San Teodoro, Azzanì e Budoni, dall’agosto al dicembre 2022, con il sostegno allo scouting della Fondazione Sardegna Film Commission. Realizzato senza alcuna partecipazione pubblica, il film è stato prodotto esclusivamente con capitale di rischio.
Note di distribuzione
Il film è distribuito da NoClaps. E ‘ un marchio di White Box Studio srl, che ha come obiettivo la costruzione di una rete di sale, piattaforme e broadcaster, aperti alle produzioni italiane.
Operando attraverso la relazione tra le idee degli autori e il proprio capitale di rischio, si vuole favorire così, un’industria cinematografica che – al servizio delle idee – produca significati liberi dalla presenza dello Stato.
La distribuzione del film è sostenuta dalla Fondazione Sardegna Film Commission. Si favorisce – senza gravare sugli esercenti – la presenza in sala dell’autore e del protagonista. Oltre che una adeguata copertura stampa per gli eventi collegati all’uscita del film.
La musica
Tra sonorità dalle tinte decise Tanake fa danzare La Sedia tra le note. Il suo procedere è in sintonia con quello iconografico di Gianluca Vassallo, nel dare forma all’apologia del quotidiano. Dal 1999 Tanake porta avanti un progetto sonoro di ossimori, rumore melodico, dolcezza aggressiva e morbida ruvidezza. Si muove nei paraggi di free form rock e free jazz con un approccio poco ortodosso sugli strumenti. Batteria e basso (o contrabbasso) si
spintonano. A volte si inseguono in dialogo/discussione, aizzati sulle note alte da chitarra e tromba. Talvolta solleticati da trombone o melodica, o infastiditi da onde FM e rumori elettrici.
Da sempre Tanake ha sognato con le immagini e il legame con La Sedia è stato subito rivoluzione più che resurrezione.
All’uscita del film farà seguito quella dell’album in vinile con la colonna sonora che sarà disponibile anche su tutte le piattaforme musicali.
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