Ivano Chiesa – avvocato | «Difendo persone normali travolte da un insolito destino» Di Gino Morabito

Quando scoppiò Mani pulite era uno dei giovani dello staff di Corso Bovio. Oggi è l’avvocato più famoso d’Italia. Una fede cieca nel lavoro, nella preparazione, nella conoscenza, serbando intatta la sua capacità di sognare. Perché soltanto quelli che pensano in grande cambiano il mondo. Lo sa per certo Ivano Chiesa, penalista di grande impatto che, con il proprio lavoro, “fa in modo che il nostro sia un Paese più libero e giusto”.

Voleva diventare come Perry Mason.

Da bambino mi colpiva il fatto che quell’uomo in tivù difendesse i diritti degli altri e che esistesse una legge al di sopra di tutto, anche di chi l’aveva fatta.

L’infanzia di tanti giovani italiani di quel periodo, in pieno boom economico.

Sono nato nel 1958 e la mia è stata un’infanzia serena. In una famiglia borghese benestante, dove mio padre aveva un’attività commerciale che stava ottenendo via via sempre più successo.

Un combattente che si è fatto da solo.

Figlio di due genitori che vendevano le maglie al mercato, sono diventato un avvocato importante. E di questo ne sono profondamente fiero e orgoglioso. Nessuno mai mi ha raccomandato. Sono sempre andato avanti con il mio lavoro come biglietto da visita.

Difensore di noti imprenditori e personaggi dello spettacolo, oggi Ivano Chiesa rappresenta Fabrizio Corona.

Fabrizio Corona è una delle persone più intelligenti che abbia mai incontrato nella mia carriera. Un uomo dotato di fulminee intuizioni, buono, molto simpatico. Sono davvero contento di averlo conosciuto e di esserne diventato amico. Lui sa bene cosa sia la riconoscenza e, avendolo io tirato fuori dal carcere più volte, nel ringraziarmi con tutto il suo affetto, ha voluto sdebitarsi regalandomi la sua grande popolarità.

L’avvocato più famoso d’Italia.

“Mi impegnerò affinché lei diventi l’avvocato più famoso d’Italia”, mi promise Corona. E così è stato. Ha promosso la mia immagine, mi ha mandato in televisione, ha favorito le mie interviste. È chiaro poi che la popolarità può essere un’arma a doppio taglio e, per durare nel tempo, bisogna anche avere delle qualità intrinseche. Fabrizio, ad esempio, sostiene che io abbia dei tempi televisivi perfetti, naturali. Con il carattere estroverso che mi ritrovo, vivo la popolarità come qualcosa di estremamente divertente. Vengo fermato dalla gente in strada per un selfie. E mi piace.

Riconoscenza, amicizia e la famiglia in primis.

Senza la mia famiglia non sarei quello che sono. Mia moglie si è fatta carico di tutto ciò di cui non sono riuscito ad occuparmi, perché questo mestiere è totalizzante. Al secondo posto viene il lavoro: la mia professione è la mia più grande passione. Infine, l’impegno e l’ostinazione.

Edito da Piemme, nel novembre 2019 pubblica “I diritti dei cattivi”.

Per passare dalla parte dei cattivi ci vuole pochissimo. Ma, finché non sei di là, non capisci come si sta veramente. Certo che esistono “i diritti dei cattivi”, che sono sacri e vengono costantemente conculcati! Così com’è certo che i diritti dei cosiddetti “cattivi” hanno una valenza inferiore rispetto a quella dei cosiddetti “buoni”. Non vi è alcun dubbio, basta solo vedere quante sono le detenzioni ingiuste.

Una mattina ti suonano alla porta. Ti arrestano, ti sequestrano tutto, ti distruggono sui giornali. Poi, ma solo poi, ti processano.

Una tragedia che ho visto accadere troppe volte. La gente pensa che io difenda i criminali. Non è affatto vero! Io difendo delle persone normali che vengono travolte da un insolito destino.

Mai dire al proprio cliente accusato “no guardi, lei deve fare l’eroe”.

Sono eroi tutti gli uomini che ogni giorno fanno il loro dovere con assoluta serietà e professionalità. Continuo però a pensare che un paese libero e democratico non abbia bisogno di eroi, ma di persone serie.

La buona educazione è la prima forma di rispetto degli esseri umani.

Mi si può dire tutto ma con i dovuti modi. Non tollero e non difendo le persone arroganti e maleducate che mi mancano di rispetto.

Sbagliano tutti, ma solo i grandi uomini sanno chiedere scusa.

Non sopporto il pentitismo di quanti tirano in ballo gli altri pur di salvarsi. Diversa faccenda è il pentimento. Anch’io mi sono pentito più volte, ma purtroppo nella vita non si può tornare indietro. A non pentirsi mai sono coloro che non imparano dai propri errori. Capita a tutti di sbagliare. Però io sono un uomo che, quando sbaglia, sa chiedere scusa. Me l’ha insegnato mio padre.

La verità di chi da trentacinque anni fa un mestiere bellissimo e terribilmente difficile: il penalista.

Ho dovuto combattere, e continuo a farlo quotidianamente, con una giustizia che non è giusta. Faccio un mestiere socialmente determinante, con il dovere di non arretrare mai di un centimetro, perché difendo i diritti degli altri. Questa missione ce l’ho tatuata sulla pelle e, ogni volta che indosso la toga, sento tutto il penso di che cosa abbia significato ottenere quella libertà. Penso di essere un uomo che, con la sua professione, fa in modo che il nostro sia un Paese più libero e giusto.

Durante i processi, profluvi di parole, ondate di retorica. La denuncia sui vizi capitali della giustizia italiana.

Temo l’arroganza del potere che diventa ottuso sentendosi infallibile, poco meno di Dio. Quando il potere fa così – e mi riferisco al potere assoluto ma soprattutto a quello giudiziario – è a un passo dal diventare totalitario e tirannico. E mi fa paura. Allora, per contro, reagisco nella maniera più dura possibile: laddove c’è l’arroganza del potere io divento l’avvocato Ivano Chiesa.

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