di Gaia Serena Simionati

Stile Alberto di Michele Masneri con la regia di Antongiulio Panizzi è presentato alla XX Festa del Cinema di Roma nella sezione Freestyle Arte

‘Stile Alberto’ tratto dal libro omonimo, è il documentario su Alberto Arbasino, l’intellettuale ‘arioso’ nel linguaggio, nella vita e nei modi, noto per aver riletto il paese e le sue contraddizioni sociali, dopo il boom economico, in ‘Fratelli d’Italia’.

Tra una Voghera dove repelleva tutto ciò che c’era di piccolo borghese e una Roma sfavillante nell’altisonanza dei salotti che frequentava, si dipana questo interessante racconto che mostra la poliedricità materica di un uomo dai mille risvolti.

Stile Alberto

Cresciuto in provincia, divenne un indefesso viaggiatore. Foriero delle novità internazionali che in un paese retrogrado come il nostro, ancora nemmeno si vedevano all’orizzonte, Arbasino era amato, temuto, stimato e odiato.

SI inanellano una serie di simpatici rendez-vous.

Dalla Furibonda, la villa di Marisela Federici, sorta di egoico esperimento sociale Poi all’attico di Adriana Sartogo rigorosamente con vista o le enormi mura di Giovanni Agosti custodi di tanta arte, i luoghi ‘frequentati’ o ri ‘animati’ da Alberto, oltre agli ‘esecrabili’ balletti al Piper, culminano a Firenze, nel gabinetto Viesseux. Li lo studio archivio, inaugurato dopo la sua morte.

Giorgio Montefoschi definisce il linguaggio di Arbasino, arioso, spiritoso, fresco. Parole o locuzioni come ‘tormentone, ‘smandrappata’, casalinga di Voghera, sono conii esclusivi di Arbasino. Ad esempio per identificare la Scrittrice Invernizio dei romanzi popolari, prima della lotta per intitolarle una strada e darle dignità, da tutti denigrata

Il fratello Mario lo ricorda come un uomo che fin da bambino aveva grande memoria, sensibilità, attenzione al dettaglio.

‘Fratelli d’Italia’ si innesta in un Arbasino giovane trentenne. Viene accolto come un gladiatore nella Roma letteraria e altresì spesso vacua, fatta di salotti e ‘smandrappate’ appunto, dove chi viene dalla provincia, incluso Leonardo da Vinci, è per loro un outsider per sempre. O peggio uno ‘sfigato’.

La bellissima silenziosa e colta principessa Maria Laudomia, nota come Domietta del Drago fu musa e innamorata di Alberto. Poi Giovanni Agosti, Masolino d’Amico, Adriana Sartogo, Alvar Palacio, tutta l”intellighenzia’ di arte, cinema, nobiltà e letteratura, si affastella a narrare nei grassi salotti romani le memorie di racconto su Alberto.

Che ignaro, mandava cartoline dai luoghi più remoti e in dell’universo. A segnare la distanza incolmabile che li separava

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