Il regista, sceneggiatore e produttore Steven Spielberg ha ricevuto dalle mani di Bono degli U2, il premio per la sua lunga carriera cinematografica. “Sono rimasto il bambino di “The Fabelmans.” ha dichiarato durante l’incontro con la stampa.
The Fabelmans è l’ultima fatica di Spielberg, un film a cui è molto legato perchè racconta più intimamente la sua famiglia, la sua crescita e il suo rapporto con genitori e fratelli. Ecco le sue parole:
“Ho sempre voluto raccontare la storia di mia madre, mio padre e delle mie sorelle. Un’idea che è stata dentro di me tutta la vita e che traspare in tutti i miei film che, alla fine, sono sempre personali. Anzi molti di loro riguardano proprio la famiglia. Ma niente certo come THE FABELMANS la racconta nei particolari”
Una pellicola che, lo ricordiamo, è in corsa per ben sette Oscar. Una carriera la sua costellata di grandi successi al botteghino ma anche di riconoscimenti. Diciannove candidature agli Oscar e tre statuette portate a casa. Una filmografia fra sceneggiatura, regia e produzione che arriva a oltre 100 pellicole senza contare la serialità televisiva.

L’idea di The Fabelmans è nata durante la pandemia, quando il regista si è ritrovato a ragionare sulla mortalità e sull’invecchiamento. La paura per il covid 19 lo ha portato a voler raccontare la sua famiglia in modo più diretto e profondo.
Il regista di “Indiana Jones” e “Lo Squalo“, ha poi parlato più specificamente della madre:
Una madre, benissimo interpretata da Michelle Williams e che celebrava la vita ogni giorno. Se voleva fare qualcosa lo faceva subito come, ad esempio, saltare su una Jeep con tutti noi insieme per andare a guardare le stelle in mezzo al deserto dell’Arizona
Alla ormai scontata domanda su quale sia il suo film preferito, Spielberg risponde che li considera tutti come fossero figli e quindi impossibile dire quale sia il suo preferito. Ma ha parlato di quello che per lui è stato il più complesso da realizzare:
Sicuramente però posso dire che quello più difficile, fisicamente ed emotivamente, è stato SCHLINDER’S LIST. Mi ricordo, ad esempio, quando invitammo alcuni dei sopravvissuti della lista di Oskar Schindler sul set del film. Molti di loro mi chiedevano di raccontare le loro storie, ma non lo facevano immaginando che così potesse diventare un film, ma solo per raccontare quello che era successo , volevano sfogarsi parlando di quello che gli era successo. Da qui – continua Spielberg– è nata una fondazione per raccogliere queste testimonianze. E questo è diventata per me la cosa più importante e di cui sono davvero orgoglioso

Il regista si è anche soffermato sull’attività della “Shoah Foundation” che negli anni ha raccolto testimonianze sull’olocausto e su altri massacri di come quelli di Sarajevo, Cambogia e Ruanda, ricordando che proprio a Berlino la fondazione ha aperto il suo primo ufficio europeo a Berlino.
Fonte: ANSA