Presentato Solomamma” alla 78° edizione del Locarno Film Festival
“Solomamma”, la monogenitorialità da donazione di sperma raccontata a Locarno in coproduzione
Norvegia, Lettonia, Lituania, Danimarca, Finlandia
Intenso. Commovente. Utile.
Questi tre aggettivi basterebbero a definire un film incontenibile nella sua sensibiltà verso il mondo femminile, il quale da questa ottica ci appare sempre più solo, incapace persino di trovare un partner per creare un nucleo famigliare. O semplicemente riprodursi e poter avere un bambino a cui dare amore.
Il mondo del lavoro che ci risucchia, la mancanza di appoggi famigliari, il tempo sempre meno, la solitudine intrinseca che oggi provano le donne tanto di spingersi come ‘Kamikaze amorosi’ ad usare donatori di sperma.
Ciò è ben illuminato dalla regista che si è ispirata alla storia di un’amica e poi documentata molto su dinamiche, approcci diversi e varie realtà.
Forse narrando proprio di quella stessa mancanza d’amore che la protagonista non ha ricevuto da piccola, ma nemmeno da grande, l’intelligente regista norvegese Janicke Askevold elude verità poco note, ma non per questo meno intense.

Con tutti i rischi che questo comporta.
Paura di malattie ereditarie. Curiosità verso il donatore. Richieste assurde di pagamenti extra di cliniche che sfruttano una mancanza affettiva – emotiva e fanno leva sulle economie di pochi per avere più video, piu link, foto o informazioni sul misterioso donatore. Che deve comunque e sempre rimanere anonimo.
Il film attraverso una modalità sempre più frequente, interessante e poco nota, come la donazione di sperma, specie in Italia, parla anche di genitorialità.
Ma un genitore prima di tutto è figlio. E quando i traumi personali, familiari sono grossi ed evidenti o quando esiste un’anafettività materna, tutto giace lì sotterraneo come la polvere invisibile sotto un tappeto.
Seppur invisibili questi traumi pregressi impediscono, come macigni al sole, la riuscita della propria realizzazione al femminile: nella maternità, nel sentirsi donna, moglie e amata.
Spesso a causa di una madre. che nel caso del film non solo è più fredda di un ghiacciolo, ma soffrendo di demenza senile, diventa pure un peso per la giornalista protagonista.
La volontà allora di scoprire quasi come un giornalista investigativo fa con il colpevole di un omicidio, chi sia il padre e magari fantasticando pure su un rapporto possibile, spinge Edith all’irreparabile catastrofe, stracolma di menzogne.
Ottimo film che fa crescere e capire specie agli uomini quanto le donne ormai sempre più fragili anche se dimostrano il contrario, possano avere bisogno di aiuto, completezza, o semplicemente di loro.
NOTA DEL REGISTA
“Il film esplora la monogenitorialità attraverso Edith, donna che cela la propria identità al padre del figlio. Combattuta tra desiderio, dovere e immagine di sé, Edith si avventura in un viaggio molto personale nell’amore, nell’etica e nella maternità.”
Sinossi
Edith, nell’ottima interpretazione di Lisa Loven Kongsli, è una giornalista curiosa e una madre single. A sue spese impara quanto sia complicata una famiglia monogenitoriale. Quando l’identità del suo donatore di sperma viene a galla, va a cercarlo con la scusa di intervistarlo sulla sua attività. A poco a poco però l’incontro si trasforma in legame sincero. Edith sprofonda sempre di più in un mare di menzogne, mettendo a rischio la fragile vita che si è costruita.
Produzione Magne Lyngner
Bacon Pictures Oslo
Coproduzione
Mistrus Media www.mistrusmedia.lv, Dansu www.dansu.eu, It’s Alive Films www.itsalive.fi
Playtime www.playtime.group
Distributore svizzero Frenetic Films www.frenetic.ch
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