di Gaia Serena Simionati

Presentato nella sezione Concorso Internazionale alla 81° Mostra del Cinema di Venezia, ‘Campo di battaglia’ il film di GIANNI AMELIO con ALESSANDRO BORGHI, GABRIEL MONTESI, FEDERICA ROSELLINI.

E’ meglio morire in guerra o continuare a vivere menomati, ciechi, senza gambe?

Gianni Amelio a Venezia presenta in Concorso il suo personale ‘Campo di battaglia’. Una sofisticata visione degli effetti devastanti della guerra e di pandemie, più attuale che mai.

Anche Alessandro Borghi offre una sua personale visione del patto di Ippocrate firmato al contrario.

Questa domanda spinosa se l’è posta quindi in primis Alessandro Borghi studiando chi era il suo personaggio. Nel mettere a fuoco un uomo particolare, il suo Giulio è infatti un medico che lavora quasi al contrario della salvezza dei suoi pazienti, egli attua un vero accanimento verso la vita tutti i costi. A dir poco eccessivo, il suo è un tentativo goffo di prendere posizione. Così come l’hanno presa coloro che si fingevano malati o che nell’animo pacifisti fino in fondo, erano invece etichettati come disertori.

I confini che mette in scena Amelio non sono solo quelli geografici di conquista, e fonte di lotte, ma anche quelli labili di una moralità personale e poco definibile in modo netto. Quella di ciascun personaggio infatti, racchiude punti di vista e gestisce considerandole le proprie valutazioni interiori. e lasciando spazi aperti ad interpretazioni, giudizi e riflessioni non univoche.

Mai banale, Amelio esplora mondi paralleli con una sofisticazione che si tinge di un’ottima fotografia, buone interpretazioni, bravi attori e una ricerca suoi luoghi e sugli accenti delle varie regioni italiane. Quasi un viaggio geografico di usi e costumi di ogni regione che ha vissuto i dolori della guerra, dai soldati ai civili. Ieri come oggi i soprusi continuano tessendo il film di una triste attualità.

campo di battaglia

La trama
Il film è collocato sul finire della Prima guerra mondiale. Due ufficiali medici, amici d’infanzia lavorano nello stesso ospedale militare. Li ogni giorno arrivano dal fronte i feriti più gravi. Molti di loro però si sono procurati da soli le ferite. Sono dei simulatori, che farebbero di tutto per non tornare a combattere.

Stefano, di famiglia altoborghese, con un padre che sogna per lui un avvenire in politica. E’ ossessionato da questi autolesionisti e, oltre che il medico, fa a suo modo lo sbirro.

Giulio è apparentemente più comprensivo e tollerante. Non si trova a proprio agio alla vista del sangue, è più portato verso la ricerca, avrebbe voluto diventare un biologo.

Anna, amica di entrambi dai tempi dell’università, sconta il fatto di essere donna. A quei tempi, senza una famiglia influente alle spalle, era difficile arrivare a una laurea in medicina. Ma lei affronta con grinta un lavoro duro e volontario alla Croce Rossa.

Inoltre qualcosa di strano accade intanto tra i malati: molti si aggravano misteriosamente. Forse c’è qualcuno che provoca di proposito delle complicazioni alle loro ferite. Affinché i soldati vengano mandati a casa, anche storpi, anche mutilati, sono disposti a tuto pur di non non tornare in battaglia. C’è dunque un sabotatore dentro l’ospedale, di cui Anna è la prima a sospettare.

Campo di battaglia

Poi sul fronte di guerra, proprio verso la fine del conflitto, si diffonde una specie di infezione che colpisce più delle armi nemiche. E presto contagia anche la popolazione civile.

La produzione

KAVAC FILM, IBC MOVIE, ONE ART con RAI CINEMA. Prodotto da Simone Gattoni, Marco Bellocchio, Beppe Caschetto, Bruno Benetti con la collaborazione di REGIONE FRIULI-VENEZIA GIULIAFRIULI-VENEZIA GIULIA FILM COMMISSION e in collaborazione con TRENTINO FILM COMMISSION

Inoltre nel cast Giovanni Scotti, Vince Vivenzio, Alberto Cracco, Luca Lazzareschi, Maria Grazia Plos, Rita Bosello

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