Con la vittoria di Marco Mengoni, si è conclusa l’edizione 73 del Festival di Sanremo. Un’edizione apparentemente di grande successo mediatico ma che ha mostrato alcune criticità legate agli ospiti, alla gestione dei momenti di contorno e alla durata diventata insopportabile.
Marco Mengoni scontato ma meritato. Sorpresa le altre posizioni.
Iniziamo subito col dire che la vittoria di Marco Mengoni era nell’aria prima ancora che il cantante scendesse sul palco dell’Ariston. Dato per favorito da molti, incluso lo scrivente, ha confermato il pronostico con una canzone di grande impatto cantata in modo perfetto in tutte le tre serate.

Sorprende un po’ di più, anzi molto, il resto del podio. Lazza secondo con Cenere, una canzone sicuramente carina e orecchiabile che è evidentemente arrivata alla maggior parte del pubblico in modo molto forte. I fiori portati alla mamma durante una delle serate sanremesi, hanno toccato il cuore dei votanti forse più della qualità stessa della canzone.

Mr Rain non lo davo fra i favoriti e, credo nessuno lo avesse fatto fino a quando non ha presentato il brano. Un brano ruffiano al punto giusto con tanto di bambini come coro. Supereroi ha sicuramente avuto il voto di tutto il mondo delle insegnanti di scuola primaria, dei nonni innamorati dei propri nipotini e come già detto della Bauli che ha trovato la canzone perfetta per gli spot natalizi.

Delusioni nella classifica finale? Parecchie.
La prima delusione è stata il vedere fuori dal podio Tananai, che a mio parere portava una delle canzoni migliori come testo di tutto il Festival, senza nulla togliere a Marco Mengoni. Tango è un brano da ascoltare e riascoltare tante volte perché è poesia messa in musica.

Altra delusione relativa alla gara canora, a livello personale, è stata l’esclusione dai primi cinque di Colapesce e Di Martino, che hanno portato un brano leggero nella musicalità ma dal testo ancora una volta pieno di significato. Come consolazione per il duo, la vittoria di entrambi i premi della sala stampa. Splash sicuramente si contenderà il titolo di brano dell’estate con Furore di Paola e Chiara.

L’assoluta mancanza di voci femminili fra i primi cinque, è un altro aspetto che mi ha lasciato abbastanza deluso. Vedere Elodie, Giorgia, Madame, solo per fare qualche nome, fuori dai primi cinque suona strano, anche considerando la qualità molto buona delle canzoni portate sul palco di Sanremo.

Serata finale allietata da due colonne della nostra musica.
Questa serata finale nel complesso e per quello che diremo in seguito, non ha convinto del tutto, come il resto della kermesse. Sicuramente i momenti migliori sono stati gli interventi musicali di Gino Paoli e Ornella Vanoni, due veri giganti della canzone italiana a cui è stato dato molto meno spazio dei vari monologhi delle conduttrici, mentre ci si sarebbe aspettato il contrario.

Gino Paoli, che non dimentichiamo, ha 88 anni, ha cantato accompagnato da Danilo Rea, solo tre brani, intervallati da simpatici ricordi anni 60 con Morandi, interrotti da Amadeus attento solo in questa occasione, a non sforare con l’orario, ma tant’è.
Ornella Vanoni ha cantato da grande signora della musica, alcuni brani del suo repertorio, portando grande leggerezza e divertimento, dimostrando la sua grande classe e il suo stile inconfondibile. Peccato non averli potuti vedere esibirsi insieme.
Le criticità della serata finale.
La serata di Sanremo non ha visto solo Marco Mengoni trionfare, ovviamente. Come al solito, se escludiamo forse una serata e mezza, il festival ha fatto parlare di sé più per le cose extra gara che per le canzoni in gara. Purtroppo anche ieri sera i social e i commenti della maggior parte delle persone erano per il bacio fra Fedez e Rosa Chemical, che in una società che si definisce a parole moderna, non avrebbe dovuto creare nessuno scandalo e nessuna provocazione. Ma in Italia purtroppo lo fa e quindi giù post, commenti, interventi su un bacio sul quale la stessa Chiara Ferragni, ci ha riso sopra.

Altro aspetto della serata finale, un cancro purtroppo che ci trasciniamo da Pippo Baudo in poi, è la durata per proclamare il vincitore. Io propongo di fare come per il capodanno: a mezzanotte si chiude la gara, si proclama il vincitore e i vari vincitori dei premi e il resto della serata si continua festeggiare con ospiti, monologhi, lettere, presentazione di fiction Rai etc.
Il festival di Sanremo è una vetrina troppo importante a livello mediatico, un luogo che la Rai utilizza per promuovere le sue produzioni, ma il troppo stroppia e sinceramente questo uso di Sanremo come una specie di carosello, ha un po’ stancato.

La lettera di Zelensky è quasi passata nell’anonimato, mentre era la cosa che aveva suscitato più discussioni prima del festival.
Conclusioni sul Festival di Sanremo 2023
Non torneremo sui temi toccati dagli articoli precedenti, che vi invito a leggere, ma nel complesso questo festival ha lasciato più dubbi che certezze. Il record di ascolti di un programma che praticamente non ha mai avuto nessuna concorrenza reale da parte di Mediaset o altri, era abbastanza scontata.
Amadeus porta avanti il suo Sanremo con la visione manageriale da Festivalbar, ma deve chinare il capo davanti a sponsor reali e occulti, a mamma Rai e alle richieste monologhiste delle conduttrici.
La gara canora resterà nella memoria di questo festival giusto il tempo di una notte. Ci ricorderemo i calci perdonati di Blanco alle rose, il monologo autoreferenziato di Chiara Ferragni, il bacio di Fedez con Rosa Chemical e poco altro.

Il festival di Sanremo sta mostrando alcune crepe a cui va messo rimedio per evitare che Sanremo diventi non un festival della canzone ma una specie di vetrina, un circo mediatico esasperato dove a fare notizia non sono le note e le parole delle canzoni ma tutto il resto, e questo alla lunga, non è un bene.
Consigliamo ad Amadeus di far tornare centrale la gara e la musica a dispetto di tutto il resto. Claudio Baglioni ci aveva provato ma è stato gentilmente rimandato a casa. Amadeus è più bravo a far convivere molte cose dentro il festival, ma quest’anno alcune cose gli sono sfuggite di mano e la vittoria di Marco Mengoni, meritata, passerà presto in secondo o terzo piano rispetto ad altro, anzi è già così.