I premi del TFF. Vince Holy Rosita e altri premi
Holy Rosita è, non solo, il primo interessante e lucido lungometraggio del regista Wannes Destoop, ma è anche il miglior film del Torino Film Festival 2024.
Nato, cresciuto e sviluppato dal TorinoFilmLab, (centro audiovisivo del Museo Nazionale del Cinema) il film esplora il desiderio di maternità di Rosita. Essa è splendida (Daphne Agten), un’orfana in sovrappeso con diversi problemi psicologici.
In un’epoca di belloni palestrati e rifatti, questo intenso desiderio, è però ostacolato dalla famiglia, dalla società che non tollera che la diversità, la non perfezione, il disagio si riproducano.
Infatti spiega bene così il regista le sue intenzioni:
“Il mio amore per gli emarginati – spiega il regista – è la ragione principale per cui voglio raccontare storie e fare film. Voglio dare luce a contesti e persone che troppo spesso rimangono nell’ombra e che il cittadino medio giudica senza sapere davvero cosa si celi in loro. Con Holy Rosita, ho voluto raccontare una storia commovente e piena di speranza. Una storia di madri e figli, di anime vulnerabili, etichettate come emarginati dalla società, ma che hanno comunque diritto alla felicità”.
Vena di Chiara Fleischhacker, si aggiudica il Premio Speciale della Giuria Wonderfull (7.000 euro). Inoltre vince il premio Fipresci (Premio della Federazione Internazionale della Stampa Cinematografica). La motivazione è: “la sua capacità di trasformare la storia intensa di una maternità in un percorso plausibile di salvezza dalle dipendenze. Grazie a un’interpretazione molto umana, una storia emotivamente forte e un montaggio che scandisce bene i tempi della narrazione, a tratteggiare complessivamente una maturità registica non comune per un’opera prima”.
Mentre L’aiguille di Abdelhamid Bouchnack, vince la miglior sceneggiatura e la maggior parte dei premi collaterali.
River Gallo in Ponyboi, il premio per la migliore interpretazione e al cast di Madame Ida, composto da Flora Ofelia Lindahl, Albeck Brge e Mynster.
Riceve una menzione Dissident di Stanislav Gurenko e Andrii Al’ferov.
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