di Gaia Serena Simionati

La Bête è un intelligente, meraviglioso film di Bertrand Bonello con Léa Seydoux che può essere descritto anche dalla sua colonna sonora. Che va comprata per esegesi e riemersione di ricordi epocali!

Performance indimenticabile, per leggere e proseguire mettete: We fade to Gray dei Visage, già monito di una umanità che appassisce.

Dedicato a Gaspard Ulliel, precocemente scomparso per un trauma cranico sugli sci, a soli 37 anni, il bravissimo attore doveva essere il protagonista, ruolo che invece è andato all’elegante George MacKay.

Già presentato a Venezia 80, The beast inspiegabilmente è andato a casa senza nessun premio ricevuto, forse per la sofisticata, elegante visione del regista francese, spesso non compreso da masse stordite.

Il film, al di là delle giurie, è davvero imperdibile e racchiude diverse tematiche sorprendenti.

Soprattutto per i giovani e il loro complicato rapporto con un’educazione sentimentale inesistente, le carenze di dialoghi d’amore, la non comunicazione, connessa all’accettazione del sé, sempre in bilico tra apparire ed essere, chirurgia, cellulari e solipsismo.

Da qui il neologismo Incel, nato dalla fusione di due parole: involutary celibate, generatore di un’ideologia maschilista e misogina. Letteralmente racconta di un “celibe involontario”, cioè una persona che vorrebbe avere rapporti sessuali, ma non riesce per motivazioni esterne alla proprio volere. O non corrisponde a canoni estetici. O ha un’ansia sociale, oppure ha superato la deadline culturalmente definita per il primo rapporto sessuale.

L’Ultima versione di Louis In the Beast è quella di un iper emotivo, come i giovani di oggi, bloccati in una rabbia data dal non rapporto; ne fisico, ne mentale, né animico con una donna, che sempre più spesso, li porta a fare del male, compiendo drammatici femminicidi.

Alle recenti parole ‘stonate’ di Valditara, si consiglia in primis il film

E La Bête, come uno specchio (‘The Beast’), apre quindi un sipario onnivoro sul sé e il maschile disagiato, la personalità totale, che include la coscienza, l’inconscio, l’ego. E lo fa in modi visivamente ineccepibili.

Sound design arrapante. Spazi minimali. Arredi fantascientifici e costumi perfetti, come se fossero nati addosso ai carismatici attori, sia i luoghi che i vestiti o i suoni a loro connessi, contribuiscono a spiegare e motivarne scelte, errori, paure, desideri, sogni.

Un film Obnubilante, Catartico che riempie di grazia occhi, orecchie e anima. Un film che va oltre il corpo e la testa, per affondare nello spirito e nella sua ciclicità di vita e rappresentazione. Ormai unanimemente persa di vista è la ricerca ed elevazione dello spirito. Anche nelle sue criticità qui così ben documentata.

In un’eleganza formale, vessata da un’originalità totale, non mancano però importanti riflessioni sociali. Bonello esplora bene, anche in viaggio nei secoli, come è cambiato il modo di comunicare tra uomo e donna. E i disagi che ne conseguono, spesso devastanti.

Prima era meglio di oggi – pare dire Bonnello. Tra AI, estirpazione di memoria dei sentimenti, si genera una solitudine di base. Imprigionati tra cellphones, video solipsistici e verginità imposta nei giovani, implode la violenza di chi non può avere a disposizione un corpo da amare.

Sono infatti tre film in uno, con tre amori in uno. Gabrielle nel 2044, Gabrielle oggi e Gabrielle in un ieri Belle Epoque, sempre attratta da un Louis cangiante. Prima colto e seducente, poi represso, aggressivo, schizzato, infine emotivamente adiaforo, glacialmente inarrivabile.

the beast

Sinossi

In un futuro prossimo in cui l’intelligenza artificiale regna suprema, le emozioni umane sono bandite. Per liberarsene e purificare il proprio DNA, Gabrielle, bellissima, perfetta Léa Seydoux, accetta di sottoporsi a una procedura che la porta a rivivere le sue vite passate. Tutte sono accomunate da due costanti. L’incontro con Louis, (George Mackay) l’amore della sua vita. E poi una sorta di premonizione: il timore continuo di un’imminente catastrofe, una minaccia che attende di colpire come una bestia in agguato nella giungla. Il maestro Bertrand Bonello rilegge Henry James in un’opera visionaria, potente e contemporanea, una storia d’amore che trascende passato, presente e futuro

L’amigdala e il suo potere

In pochi conoscono questa piccola ghiandola, a forma di mandorla, che sta collocata in mezzo alla fronte, dietro al naso. Li ha sede l’olfatto, che stranamente è collegato alle emozioni. Estirpandola, si perdono sia l’uno che le altre.

Ritenuta il centro di integrazione di processi neurologici superiori come le emozioni, coinvolta anche nei sistemi della memoria emozionale, essa è attiva nel sistema di comparazione degli stimoli ricevuti con le esperienze passate e nell’elaborazione degli stimoli olfattivi.
Ed è proprio su questo fondamentale complesso nucleare, spesso sconosciuto, sito nella parte dorso mediale del lobo temporale del cervello che gestisce le emozioni, che si basa parte del film.

The beast

La sofisticata scelta in musica di The beast

I temi musicali sono perfetti, scelti e da Anna e Bertrand Bonello. Tutti avvalorano le scene che viviamo. tra di loro icastiche dell’idea di amore malato,You belong to me di Queen Patsy Cline.

Tombe La Neige di Salvatore Adamo con la musica indimenticabile di sintetizzatore We Fade to Gray di Visage, vede spostarsi l’umanità verso un grigio triste e opaco nell’era odierna, (un vicinissimo 2044) dominata da Intelligenze artificiali, sterili ambienti privi di emozioni, personaggi robotici non più in grado di comunicare.

A Car in Los Angeles che narra gli appostamenti dello stalker nel seguire la protagonista in auto, in ogni spostamento, una volta arrivata in America nel 2014 per fare l’attrice.

Bella anche la scelta dell’opera 4 di Schoenberg, ne l’adagio di La Nuit transfigurée o Un bel dì vedremo di Puccini, Seizure di Og Maco

Infine Sarà così di Gino Paoli potentemente spiega come andrà a finire questo andirivieni di vite e amori non vissuti.

Infine una su tutte, è la ciclica commovente Evergreen di Roy Orbison. Come un mantra puntella il film in vari episodi, reiterando la ciclicità e impermanenza di un amore, che, una volta impiantato si va a radicare come un seme nella terra feconda. Difficilissimo da estirpare.

Lungo le vite precedenti, vengono a galla le sensazioni che vibrano e si ricordano, specie e soprattutto attraverso l’amore.

Queste sono mosse tra alterazioni, bug e glitch visivi che alterano le percezioni, ma non gli effetti finali dell’amore.

The beast è così il miglior film degli ultimi 5 anni, di sicuro il più profondo, attuale, potente specchio delle nostre brame

Meritatamente designato film della critica dal SNCCI il film si distingue. E viene così lodato.

Adattando liberamente “La bestia nella giungla” di Henry James, Bonello attraversa i secoli, il passato e il futuro, per mettere alla prova un amore che si vorrebbe eterno, già scritto e ridetto. Ne esce un film capace di essere insieme, un grande melodramma e un atto di critica alle immagini del presente, rilette e riabitate con una esaltante libertà formale. La teoria delle immagini è teoria nelle immagini.

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