Dacia Maraini per la regia di Izumi Chiaraluce presentato alla XX Festa del Cinema di Roma nella sezione FREESTYLE ARTS
Il film racconta la straordinaria storia di Dacia Maraini, scrittrice, drammaturga, saggista tra gli autori più amati dalla nostra letteratura. La prossemica e la struttura linguistica erano di matrice giapponese e avessero influenzato la sua esistenza oltre che la sua scrittura nell’esperienza del campo come in vita mia e Nove
“Un libro dev’essere un’ascia per rompere il mare ghiacciato che è dentro di noi”
Kafka
Con Vita Mia, il libro e poi di conseguenza questo ulteriore racconto per immagini: ‘Dacia, Vita Mia’, con la regia di Izumi Chiaraluce, Maraini, prendendo alla lettera Kafka, gira con una ‘nave rompighiaccio’ più che un’ascia, tante sono le ibernazioni interiori vissute che ha saputo far ‘virare’ in luce.
E’ riuscita a fare a pezzi, superandolo, quel mare di dolore infertole da piccola dove, in un campo di prigionia in Giappone è sopravvissuta mangiando formiche.
Soffrì la fame, gli stenti, le offese. Oltre alla percezione della precarietà della vita. E la conseguente ondata di Joy de vivre, una volta liberata lei e la sua famiglia. In cui fondante fu l’arte che diviene forma di resistenza fino ai nostri giorni.
Ma come recita il titolo di Cameron, nel suo famoso libro ‘Un giorno, tutto questo dolore ti sarà utile’, il giorno, anzi i giorni del suo successo non sono tardati fin da subito. Ha infatti iniziato a scrivere a 13 anni. A 18 un romanzo, già pubblicato a 22. E’ riuscita subito a canalizzare, specie nel raccontare il suo vissuto come fa qui nel documentario e in tutte le forme d’arte che ha toccato: teatro, regia, fotografia, scrittura.
Le memorie di Dacia Maraini prendono forma nelle foto del suo archivio personale, realizzate da lei e dal
padre fotografo Fosco Maraini.
Dignità, politica, empatia, cultura, internazionalità e coraggio
Doti che oggi sembrano estinte o rarissime, la vita di Dacia Mariani e dei suoi genitori è stata fin da subito costellata di questa ricchezza. Ebbe un background diverso eterogeneo, fiori dall’ordinario.
Il papà Fosco antropologo, viaggiatore curioso, la mamma Topazia Alliata pittrice, un nonno colto, aristocratico siciliano la cui moglie era una cantante lirica cilena. E poi Morioka-san la sua tata, una bambinaia giapponese. E’ così che la sua infanzia diviene ricca della gentilezza del Giappone e del senso dell’unità che ha quel popolo, ma anche il dolore di essere rinchiusa in un campo di concentramento proprio li.
Una volta il Premio Nobel magiaro per la letteratura, László Krasznahorkai, disse
Dai miei lettori mi aspetto la rivoluzione. La ribellione. Una capacità di essere inquieti. La magnanimità dell’irresponsabilità. Il buon gusto. Un bagaglio culturale che non mira a conquistare il potere… La speranza che esista una realtà narrabile, e che vivere in essa non sia vano”.
Commovente spirituale
Solo una scrittrice può fare un racconto così o proprio perché è una scrittrice che il racconto è cosi vivo?
Dacia Maraini è un’anima che ha imparato la condivisione, la sorellanza, il rispetto degli altri. Ama lavorare in gruppo, sentire il respiro del pubblico, avere la ragione e il senso della collettività fa parte della dimensione della sua esistenza
Questo deriva dalla vita in Giappone in cui la compartecipazione del gruppo, porta attenzione all’altro. Dacia si impegna fin da subito con gli ultimi: nelle carceri, nei manicomi, per le donne e i loro diritti. Va dove c’è ingiustizia, oltre al reale rapporto tra vivi e morti dove la metempsicosi l’ha imparata in Giappone. Pare che certi personaggi le bussino alla porta, chiedano di essere raccontati.
Attraverso la minituarizzazione e il dettaglio degli oggetti si impara un’altra arte anche facendo un altro lavoro come il cinema. I personaggi ti seguono ti bussano alla porta si accampa nella tua vita e chiede di essere raccontato
Dice Dacia
C’è una sorta di chiaroveggenza, come ad esempio nei testi La vita di Camille Claudel, raccontata da Rodin che è morto
E, dai morti ai vivi, è davvero un attimo.
Arricchito da interviste.
Arricchito da interviste, il documentario ascolta le voci di Giuseppe Tornatore, Liliana Cavani, Roberto Faenza, che
ha diretto il film tratto dal best seller “La lunga vita di Marianna Ucria” di Dacia, la produttrice del film
Elda Ferri. E poi nomi importanti della letteratura legati alla vita di Dacia: tra gli altri, lo iamatologo Giorgio Amitrano,
professore di letteratura giapponese dell’Orientale di Napoli, gli scrittori Donatella Di Pietrantonio, Paolo
Di Paolo e Igiaba Scego.
La produzione
Dacia, Vita Mia – Dialoghi Giapponesi di Izumi Chiaraluce con Dacia Maraini è un viaggio alla scoperta della
scrittrice italiana più tradotta nel mondo. È una produzione Michelangelo Film, Luce Cinecittà, Rai Documentari, in co-produzione con AURA Film, con il sostegno dell’AAMOD (Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico) e con il patrocinio della Fondazione Italia Giappone.
Dacia, Vita Mia – Dialoghi Giapponesi con Dacia Maraini
Regia e soggetto: Izumi Chiaraluce
Realizzazione e montaggio: Silvia Di Domenico
Direttore della fotografia: Vassili Spiropoulos – Scenografia: Massimo Spano
Colonna sonora: Andrea Guerra e Kyung Mi Lee
Durata: 85 minuti- Anno di produzione: 2025- Genere: documentario
Nazionalità: Italia/Svizzera
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