MARCELLO TRENTINI – Icona anti-chef e anticonformista

Stelle e magia a Torino. Marcello Trentini, enfant terrible dell’Alta Cucina italiana. Icona anti-chef e anticonformista, chef “maledetto” del Magorabin di Torino.

di Stefania Buscaglia

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In Italia è “il Mago”.
Il Mago. Quello che, nel classico e talvolta ingessato panorama dell’Alta Cucina italiana, rompe gli schemi sfoderando sotto la giacca da Chef, jeans alla moda, scarpe da tennis e quei mitici dreadlock, che gli ornano il capo da oltre trent’anni.
Il Mago, al secolo Marcello Trentini, torinese DOC e chef e patron del Magorabin, ristorante inaugurato nel 2003 e da sempre distintosi per audacia e tenace personalità tra le tavole troppo spesso austere di quella che un tempo fu la Capitale del Regno d’Italia. Uno chef dal temperamento anarchico, di profonda cultura e conoscenza (manifestata tra l’altro nella padronanza di ben quattro differenti lingue straniere), capaci di indagare la cucina con approccio autodidatta, identitario e con la bramosia di rompere gli schemi, superando le convenzioni e costruendo un modello volto a superare ogni fattispecie di cliché.
Un modello vincente che innalza il ristorante Magorabin tra gli indirizzi stella Michelin più interessanti dell’universo gastronomico italiano e che proietta Trentin a ricoprire ruoli di assoluto prestigio, primo fra tutti quello di Vicepresidente nell’autorevole associazione JRE – Jeune Restaurateurs d’Europe.
Una carica che manifesta quanto l’Alta Ristorazione sia sempre più avida e bisognosa di personalità eclettiche e alternative, capaci di arricchire il settore con attitudine visionaria e idee innovative proiettate al futuro.

Idee che, nel caso del ristorante Magorabin affiorano sia nel modello di ospitalità, che nei piatti in cui emerge prepotente la passione per il proprio Paese, così come per l’elemento del viaggio. È così che degli italianissimi spaghetti incontrano per osmosi i profumi tipici della marinatura sudamericana, divenendo una Chevice di Spaghettini, o i tacos di pelle di pollo prendono a prestito l’iconico street-food del Centro America per reinterpretare la memoria proustiana dello chef Trentini.
Una cucina “piemontese, ma senza confini”, capace cioè di accostare i riferimenti storici della gastronomia locale alle suggestioni globali messe da parte dallo chef nel suo continuo e vorticoso vagare per il mondo.

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Evergreen la Lingua-Gambero-Mandarino, un piatto che nel lontano 2007 Marco Bollasco – allora caporedattore della Guida del Gambero Rosso – apprezzò al punto da coniare per la prima volta il neologismo food-porn. Una portata che unendo una lingua cotta lentamente, a una tartare di gamberi di Santa Margherita, con un gel di mandarini tardivi del presidio Slow Food di Taranto, mostra come elementi antipodi diano spesso vita ad armonie gustative inenarrabili.
Magia e schizofrenia creativa emergono in ricette come l’Agnolotto pizzicato ripieno alle 5 carni, un real-fake (per dirla con Trentini) che combina in sé le tradizioni dell’agnolotto torinese e del plin del Monferrato, in un’idea unica e personale, e che lo chef porta in tavola senza alcun condimento su un tovagliolo bianco come vuole l’antica tradizione.
A fianco di Marcello Trentini sin dagli esordi del ristorante Magorabin, Simona Beltrami – Restaurant Manager e Sommelier – che proponendo un abbinamento al calice perfettamente in linea con i menù alternativi dello chef, affianca all’imponente e ampia Cantina del ristorante, interessanti cocktail, miscelati, intriganti té profumati, o sidri di altissima qualità.
Una proposta anticonformista e underground in ogni sfaccettatura, capace di trasportare il commensale in un’atmosfera affascinante e magica che solo uno chef come Marcello Trentini può riuscire a creare.
Una proposta unica e irripetibile, degna solo di un Mago.

  Photo credits © Lucio Elio