di Gaia Serena Simionati

Presentato nella selezione del Concorso Internazionale alla 81° Mostra del Cinema di Venezia, Vermiglio di Maura Delpero è un gioiellino

Femminile, ma non femminista. Umile, ma non povero. Concreto ma poetico. Vermiglio lavora di contraddizioni come una partita a scacchi.

mette in luce l’amore di una famiglia nonostante povertà crisi economica mancanza di cibo guerra e perdite. Figli che muoiono come criceti. Non sfaldano un unione profonda tra fratelli e sorelle protagonisti di questa avventura trentina

Ambientato durante la seconda guerra mondiale in monti e valli attorniate e cristallizzate da fotografia splendida, coreografia innevata, paesaggio oggi quasi un miraggio, si guarda a questa vecchia natura incontaminata, quasi con nostalgia.

Proprio come farebbe un entomologo di fronte a un unico insetto superstite in provetta. Lo amiamo.

E oltre a lui il piccolo bambino che parla in dialetto stretto di cose necessarie della vita, palesi senza fronzoli.

Il film fa tornare davvero ad una autenticità di sentimenti, di amore per le cose semplici efficaci che oggi commuove più di un pacco in arrivo da Amazon.

Delpero e la sua Maternal attitude ci aveva già abituato a un self caring tutto femminile. Anche questo è un film sul femminile, sull’ essere madre e figlia e poi sulle ferite causate dalla guerra

Colpisce e affonda in diverse scene che hanno a che fare con maternità, nascita, perdita di un figlio o con la sua crescita.

E’ brava Delpero e sa di sicuro cosa vuol dire essere donna, madre, autrice !

Trama

In Trentino Alto Adige, a metà degli anni 40, le tre sorelle Lucia, Ada e Flavia abitano in un piccolo paese sperduto in montagna. Non più bambine, ma non ancora donne, vengono private della loro innocenza quando, agli sgoccioli della Seconda guerra mondiale, un soldato sconosciuto spara un singolo colpo.

Ottimi tutti gli attori e ben diretti tra loro Roberta Rovelli

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