Non voglio deludervi non ci sarà un’altra anima !
Presentato in anteprima mondiale e in concorso 42 Torino Film Festival . ‘Dissident’ di Stanislav Gurenko, Andrii Alf’erov è un sofisticato e difficile film che racconta l’Ucraina del 1968. Vincitore della menzione speciale .
Inanellato di potenti frasi e dialoghi nitidi, il film riesce anche esplorando le disillusioni di un’indipendenza non riuscita.
Ricco di eventi, di cambi di scenario, oltre alle narrazioni di sfondo socio politiche, Dissident illustra anche le cadute di tre esseri umani. E, con essi, i loro sogni / ideali.
E’ anche quindi storia di un fallimento, fine di un’epoca o inizio di un’era nuova.

Nella storia abbiamo sempre da perdere qualcosa per costruire qualcosa di nuovo. E qui la storia personale si inanella a quella del paese – dice il regista.
La produzione è stata molto difficile, estremamente competitiva nel riuscire ad avere supporto e accesso ai fondi del Film Found Ucraini, perché molti sono i film di qualità.
Architettato in 4 capitoli vita, moglie, amico, fuoco, e aderendo appieno all’idea che la forma è sostanza, il film è quindi munito di un gusto visivo sublime e una tecnica stupenda.
La fotografia, quella del DOP Oleksandr Boiko è ovattata, lattiginosa. Grazie al fish eye a cui sopra è appoggiata una lente che sfuoca, rende le inquadrature lontane invisibili, non nitide. Mentre ciò che è ripreso già da più vicino appare più a fuoco.
Chi non è dentro la vita, la storia della Ex URSS, – sembra voler dire – non ha una piena e nitida visione delle vicende del passato. E, di conseguenza, di quello che si trascina oggi.
Ieri come oggi infatti, la frastagliata vicenda che frantuma l’Ucraina in un prisma socio culturale e linguistico, diviso tra oriente e occidente, affascina, perplime e frastorna l’umanità.
Proprio come la visione, detta appunto ad occhio di pesce, inventata da Robert W. Wood. Physical Optics, 1911, lo spettatore vede distorto, come un pesce sul fondo del mare.
Sinossi
Kiev. Tre destini intrecciati. Nell’autunno del 1968 Oleg, ex combattente dell’esercito ribelle ucraino, ha scontato una pena in prigione. Oleg (Oleksandr Prishchepa) ha combattuto contro l’Unione Sovietica comunista per l’indipendenza dell’Ucraina, durante la Seconda Guerra Mondiale. Grazie a un’amnistia, viene rilasciato da un campo di prigionia sovietico. Torna in Ucraina, dove cerca di trovare il suo posto nella società in tempo di pace, esportando i valori delle armi e del suo passato militare, disposto a morire per i suoi ideali passati.
Sua moglie Vilena (Viktoria Romashko) cerca di tenerlo lontano dai guai, vuole solo una vita tranquilla. Tutto cambia con l’incontro di Taras (Dima Yaroshenko). Egli è un ambizioso e ambiguo scrittore che sogna un premio Nobel. Offre a Oleg l’opportunità di diventare un “consulente” non ufficiale per il suo romanzo sull’esercito ribelle ucraino.
Molti i riferimenti a Lituania e Giorgia che si sono ripresi i territori. Alla Cecoslovacchia, all’idea che l’Unione, la collaborazione possa contribuire a far procedere gli eventi. Sia nella vita che in guerra, come nei film.
E’ cosi che il mondo non capisce ciò che accade, quando c’è disunione tra popoli e persone
La parola ai registi
“Il 1968 è stato fatale anche per il nostro Paese – racconta il regista Alferov. È stato un anno di sangue e di ideali e speranze crollate di un socialismo dal volto umano. Seguendo l’esempio della Repubblica Ceca; un anno di proteste, arresti e libertà. Per gli anni Sessanta, è stato l’anno dei carri armati in Cecoslovacchia. La scelta finale del percorso dopo quattro anni di riflessione sul ‘disgelo’ di Brežnev”.
«Il nostro film non ambisce a creare una cronologia precisa, ma si presenta piuttosto come un intreccio di eventi apparentemente casuali che si susseguono in un momento significativo della Storia. La mappa del nostro Paese è costellata di spazi vuoti che non pretendiamo di colmare. Talvolta, lo sguardo da reportage della macchina da presa, che sfoca e ingrandisce i dettagli in modo convulso in un disperato tentativo di comprendere ciò che è accaduto, si rivela più potente di una meticolosa analisi accademica».
“Come la Cecoslovacchia nel 1968, l’Ucraina oggi sta vivendo un’aggressione militare, iniziata con decisioni prese a Mosca. Le persone, un tempo fraterne, stanno uccidendo i nostri compatrioti, distruggendo il nostro Paese e minacciando l’Europa e il mondo oggi.
Siamo molto commossi e grati che la Repubblica Ceca, uno dei primi paesi in Europa, abbia iniziato ad aiutare così tanto e continui a farlo oggi, gli ucraini e l’Ucraina.
Produzione
Aleksandr Omelianov JOYFILMS
Co-Produzione
Andrii Osipov Odessa Film Studio, Alexander Rodnyansky AR Content, Andriy Alferov, Yuri Kalinovsky
Regia
Stanislav Gurenko, Andriy Alferov
Sceneggiatura
Oleksandr Kachan, Andriy Alferov, Vladyslav Mitsowsky
DOP
Oleksandr Boiko
Production Design Volodymyr Shvydenko, Composer Evgueni Galperine, Casting Olga Lyubarova
Lead Actors
Oleksandr Prishchepa as OLEG, Viktoria Romashko as VILENA, Dima Yaroshenko as TARAS GNAT, Vasyl Mazur as PRIEST
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