«La grazia è discesa dal cielo… Già tutta, già tutta mi accende! Risplende, risplende! Già vedo, sorelle, la meta!»
«Grugniti, boati, muggiti, risa, barriti, sghignazzate, ecco, sinteticamente, qual è l’accoglienza che il pubblico della Scala fa al nuovo lavoro del maestro Giacomo Puccini. Dopo questo pandemonio, durante il quale pressoché nulla fu potuto udire, il pubblico lascia il teatro contento come una pasqua!»
I festeggiamenti per i 100 anni dalla morte di Giacomo Puccini arrivano all’Auditorium di Milano. E Milano rimpiange il suo passato.
Venerdì 31 maggio (ore 20) e domenica 2 giugno (ore 16). In programma Suor Angelica in forma di concerto, con l’intenso Vincenzo Milletarì alla testa di Orchestra Sinfonica, Coro Sinfonico e Coro di Voci Bianche di Milano.
Che Milano non fu da subito magnanima verso il geniale Puccini, lo conferma quello che il compositore descrisse nella reazione del pubblico come “Un vero linciaggio!”
«con animo triste ma forte ti dico che fu un vero linciaggio. Non ascoltarono una nota quei cannibali. Che orrenda orgia di forsennati, briachi d’odio. Ma la mia Butterfly rimane qual è: l’opera più sentita e suggestiva ch’io abbia mai concepito. E avrò la rivincita, vedrai, se la darò in un ambiente meno vasto e meno saturo d’odi e di passioni»
Il 17 febbraio 1904, Butterfly esordì alla Scala dimostrandosi, purtroppo per i rozzi e provinciali milanesi, un solenne fiasco.
La sorella Ramelde lo ricorda così.
«Alle due siamo andati a letto e non posso chiudere occhio. E dire che tutti eravamo tanto sicuri! Giacomo, poverino, non l’abbiamo mai veduto perché non si poteva andare sul palcoscenico. Siamo arrivati in fondo non so come. Il secondo atto non l’ho sentito affatto e, prima che l’opera finisse, siamo scappati dal teatro.»
La prima fu una tragedia, e spesso la vita del compositore fu difficile e incompresa. A partire dalla scuola dove veniva mal considerato dai professori.
Ecco forse perché dopo quella débâcle milanese, Suor Angelica, su libretto di Giovacchino Forzano, fu portata al Met di New York, nella esaltante prima del 14 dicembre 1918.
Suor Angelica, fin da subito piacque molto al compositore. Tanto che per trovare l’ispirazione per la musica, Puccini si recò più volte presso il convento di Vicopelago, dove sua sorella Iginia era madre superiora. Essa fa parte del trittico, assieme a Tabarro e Gianni Schicchi, e rimase la sua preferita.
E anche la nostra!
Per quella vicinanza al femminile, oggi sempre più rara negli uomini. Quella capacità magnetica e spirituale di Puccini di capire l’essere madre, l’essere orfana, l’essere donna e sola. Dote rarissima in un uomo che invece amò attorniarsi di sorelle e donne
Non a caso si tratta di un’opera particolarmente significativa e interessante che merita di essere conosciuta e approfondita. Suor Angelica, data 1918, rappresenta senza dubbio una delle vette del Puccini sperimentatore.
Ad anticipare il concerto e spiegare davvero le doti nel profondo di questa opera, la illuminante conferenza introduttiva, tenuta dal Prof. Fabio Sartorelli, ha spalancato le porte al genio.
In modo ironico, profondo e giusto verso la grandezza di Puccini che con quest’opera ha prodotto una musica celestiale e innovativa, unita ad una storia commovente, il professore ha stupito e divertito il numeroso pubblico.
La guida all’ascolto dell’originale professore, intitolata “Suor Angelica”, una introduzione” (ore 18.30, Foyer della Balconata dell’Auditorium di Milano) è stata arricchita da esemplificazioni al pianoforte e videoproiezioni.
Finalmente la natura vera di questo uomo, spesso non capito e succube di diversi fiaschi, è stata restituita alla grandezza che merita.
Il Prof. Sartorelli: “Suor Angelica è ambientata in un tempo indefinito che potremmo però collocare tra il Sedicesimo e il Diciassettesimo Secolo, in un monastero toscano. Al contempo è un’opera estremamente moderna. In primis per il fatto che il complesso di voci è interamente femminile, un fatto assolutamente nuovo e decisamente sperimentale. E non solo. Ambientandola in un monastero, Puccini opta per modalità espressive arcaiche, recuperando la modalità antica, elementi di canto liturgico e canto gregoriano. Il tutto accostato a una musica che potremmo definire naturalistica, rappresentando in musica il ronzio delle vespe, il ragliare dell’asino, il canto dell’uccellino.”
Suor Angelica, soprattutto se comparata alle storie di cronache contemporanea, madri che uccidono i propri bambini di cui sono pieni i giornali, (non ultimo il caso odierno di una quarantenne che ha strangolato il neonato della figlia tredicenne per non mantenerlo) tocca il cuore per la sua impossibilità di aver cresciuto il suo piccolo.
Apprenderà solo alla fine la straziante notizia della morte del suo piccolo amato.
Il cast
Monica Zanettin, interpreta ottimamente una Suor Angelica contrita dal dolore sia della solitudine del monastero, orfana, privata della famiglia e del suo bambino. Perfetta!
Silvia Beltrami, la cattiva, crudele zia principessa che si appropria non solo dell’eredità delle novella suora, ma anche del frutto del suo amore illecito. Ottima anche la presenza scenica e la sua interpretazione.
Le due sono affiancate dalle Soliste dell’Accademia del Teatro alla Scala, Dilan Saka (Maestra delle novizie, Suora Infermiera), Greta Doveri (Suor Genoveffa, Seconda Cercatrice, Seconda Conversa), Fan Zhou (Suor Osmina, Suor Dolcina, una novizia), Laura Lolita Perešivana (Prima Cercatrice, Prima Conversa), Elena Caccamo (Badessa, Suor Zelatrice).
I due maestri sono Massimo Fiocchi Malaspina (Maestro del Coro) e Maria Teresa Tramontin (Maestro del Coro di Voci Bianche).
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