The Opera! Arie per un’eclissi di Cucco e Livermore, arriva nei cinema italiani, come evento speciale il 20, 21 e 22 gennaio.
Distribuito da Adler Entertainment farà persino il suo debutto, domenica 19 gennaio al Teatro alla Scala di Milano.
‘Va sossopra il mio cervello sbalordito in tanto imbrogli e me dolce il naufragar’
Melomani e fashion victim uniti. Jamás Serán Vencidos!
E’ in arrivo per voi ‘The opera’, Arie per un’eclissi’
Sarà felice Ranieri de’ Calzabigi di questa rilettura. Il mito della ‘catabasi’ da Ovidio a Virgilio, riletto poi da Pavese, Calvino e persino Rushdie giunge fino a noi con un set virtuale che ha sviluppato un’estetica un pò brutalista e razionalista. Un pò metafisica alla De Chirico, invasa da ampie rudi architetture, il design di Mollino e i costumi un pò Dolce e un pò Gabbana.
Ispirazioni d’arte
Una delle opere più sorprendenti che si poteva vedere da Saatchi a Londra nel 1987, era quella iconica fatta da Richard Wilson.
Questa è stata una delle opere più discusse di quegli anni ed ora, ahimè non più visibile, è passata nelle mani del collezionista australiano David Walsh, che la custodirà nel suo museo sotterraneo in Tasmania.

L’opera, dal titolo 20:50, consiste in una stanza piena fino alla vita di olio, che sulla sua superficie nera, riflette lo spazio della galleria. Oltre che le ignominie del sistema dell’arte.
Il fruitore si addentra nello spazio espositivo e osserva da vicino questo liquido che riflette, altera allo stesso tempo, lo spazio stesso e se stesso ivi immerso.

La stessa alterazione visiva, forse ad esso ispirata, la troviamo messa in campo da Livermore in The Opera che sdoppia vita, visione e sentimenti in qualcosa di demiurgico, di sicuro più vago e meno antropomorfo.
In un corollario di arie ben scelte, si dipana la questione di Amore e Morte, Eros e Thanatos di Orfeo ed Euridice

Immerse anche le genti nel loro dolore e nell’immaterialità della vita, connessa all’amore.
Senza di esso – pare dire Livermore, come Euridice, come Apollonide, discutendo con Catone Uticense, è meglio il suicidio.

Ottime anche le scenografie e set design.
Vi fluttuano corpi immersi in acqua che ricordano le foto di Susanna Majuri, fotografa finlandese, morta giovanissima, che nelle figure di donne sottacqua, sommerse dal proprio dolore, un pò come Ofelia, leggere e sospese nelle acque, aveva costruito il suo romanticismo.

Oltre ad esse, nel film fluttuano mobili anni ’60, immersi in liquidi neri, un pò petrolio, un po’ Richard Wilson.
Immerse anche le genti nel loro dolore e nell’immaterialità della vita, connessa all’amore.
Senza di esso – pare dire Livermore, come Euridice, come Apollonide, discutendo con Catone Uticense, è meglio il suicidio.
Tutto è tragedia.
Persino climatica nelle alluvioni sceniche, palesi, in cui affogano mobili, cassettiere e palazzi, anime.
E mentre guardiamo e ascoltiamo, le arie più iconiche sobbalzano nei cuori
Da La donna è mobile ad Amami Alfredo , The power of love make love your goal Frankie goes to Hollywood, da Madame Butterfly la nave bianca in porto alla Carmen di Bizet, di Tosca ‘Lucevan le stelle e olezzava la terra’ o di Handel Lascia ch’io pianga Mia cruda sorte E che sospiri la libertà Il duolo infranga queste ritorte, Nessun dorma Puccini, Tu pure principessa guardi le stelle che tremano d’amore e di speranza e Manon Lescaut, Turandot, Tosca si mescolano impercettibilmente e indelebilmente a un sound design studiatissimo, ovattato e avvolgente, riuscendo così a creare una assiduità tra passato, opera, costumi, lirica e contemporaneità. In quell’idea tutta settecentesca, nota come Melodramma e fusione delle arti
E mentre è incluso un autobus di fotomodelle, guidato verso il nulla da Vincent Cassel, il viaggio tra l’onirico e il metafisico diviene un’alluvione, simbolo anche della triste condizione teatrale, non solo italiana, cioè: naufragata!
Siani navi allonde algenti
Ogni diletto è scoglio
Tutta la vita un mar

Orfeo Euridice
Due amanti il giorno delle nozze vanno incontro a un fato crudele e affrontano il viaggio oltre la vita. È la storia di Orfeo e Euridice, raccontata in un’opera-musical in cui il mito è trasposto nella contemporaneità di un linguaggio narrativo dove la parola, la musica, l’opera, il sound design, la moda e le arti visive si fondono.
Il dolore del giovane è immenso, morta la sua sposa, tanto da spingerlo ad abbandonare i territori abitati dai mortali. Vuole così superare il fiume Stige oltre cui si trovano gli Inferi.
Già nell’immaginario greco-latino descritti come una terra popolata da ombre, qui un hotel di lusso.
Traghettato da Caronte Cassel, al di là del fiume infernale, Orfeo si ritrova davanti ai sovrani del regno dei morti, Ade e Persefone.
Quella di Orfeo è solo una delle catabasi – discese agli Inferi – note.
La sua richiesta di riportare in vita una persona defunta è però fuori dal comune. E se possibile l’esaudirsi di esso.
Produzione
Il film unisce Showlab con Rai Cinema in collaborazione con Dolce&Gabbana e Digilife Movie, è stato realizzato con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte e la Città di Torino.
Le musiche originali sono di Mario Conte, a dirigere l’orchestra ci sono direttori come Plácido Domingo e Fabio Biondi.
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