Elena Di Cioccio | «Fuori scintilliamo, dentro inceneriamo» di Gino Morabito
Dalla drammatica scoperta della sieropositività al superamento della dipendenza da cocaina, passando per la perdita della madre e del fratello fino alla chiusura del rapporto con il padre Franz. La testimonianza, forte e senza reticenze, di Elena Di Cioccio. Una donna che, per stare finalmente bene, ha dovuto raccontare la sua verità: quando fuori scintilliamo e dentro inceneriamo.

Era giovane, abitava con il fidanzato in una piccola casa sul Naviglio di Milano.
Avevo mille sogni nel cassetto e tutta una vita davanti. Ma una mattina mi sono svegliata senza sapere che da lì a poche ore la mia vita sarebbe cambiata per sempre.
Edito da Vallardi, pubblica Cattivo sangue. Un romanzo-testimonianza, nel quale l’autrice racconta l’accettazione della propria vulnerabilità e la trasformazione di una condanna in un atto di amore per sé stessa e per gli altri.
Ho quarantotto anni e da ventuno sono sieropositiva. “Cattivo sangue” è la narrazione di una vita al limite segnata dalla convivenza con l’Hiv, stigmatizzante. Con quei fantasmi interiori troppo spesso schiacciati dietro le apparenze, anche quando il corpo urla e la felicità sembra sparita dall’orizzonte.
Una psicoterapeuta le ha spiegato che il trauma è come una ferita che sotto suppura anche se l’hai chiusa.
Quindi devi riaprirla, tagliare la pelle, e fa male, ripulire e poi richiudere. La cicatrice resta, e devi accettarla.



Anni passati tra la paura e la rabbia, ma oggi non si sente più in difetto.
Oggi non ho rimpianti e non sono più arrabbiata. Io sono questa cosa qui e non voglio più nascondermi. Quando incontravo ogni singola persona mi domandavo se, come e quando dire che ero sieropositiva. Lasciando la mia parola scritta ora lo do per fatto, una volta per tutte.
I biglietti per Axl and Co. li conserva ancora intatti, con la matrice attaccata, in mezzo ai brutti ricordi.
Un pomeriggio chiamai da un bar l’ufficio dei miei per avvisare che sarei partita per Modena. Avevo trovato un passaggio e sarei andata a vedere il concerto dei Guns N’Roses. La voce antipatica dell’assistente del mio patrigno mi annunciò fredda: “C’è stato un incidente, tuo fratello Giacomo è in rianimazione a Varese. Raggiungi i tuoi, ti spiegheranno loro”.