Da ereditiera a paramilitare. Basato su una storia vera, ‘Baltimore’ narra la conformazione di una radicalizzazione
‘Baltimore’, presentato al Bifest per la regia Christine Molloy & Joe Lawlor, che hanno curato anche sceneggiatura e montaggio, è un interessante racconto di una lotta di classe.
Una produzione Irlanda-UK, Baltimore è ispirato alla vera storia di Bridget Rose Dugdale, ereditiera simbolo della nobilità terriera inglese. Rose mette in piedi un famigerato furto d’arte, il più importante al mondo per l’epoca, avvenuto nel 1974, chiedendo in cambio ostaggi irlandesi. Esso includeva iconiche opere, tra cui Goya, Velazquez, Vermeer per un valore di 8 milioni di pounds, poi salvate, ora alla National Gallery of Ireland.
Baltimore racconta le vicende, seguite alle atrocità del Bloody Sunday, in cui Rose sceglie la strada della radicalizzazione.
Decide di arruolarsi come volontaria nell’IRA, l’Esercito Repubblicano Irlandese, ribellandosi così al destino pensato per lei. Non prima però di aver ottenuto una Laurea ad Oxford in filosofia, un master su Wittgenstein negli Stati Uniti e un PHD in Economics a Londra.
Quando si dice che leggere renda liberi! Ecco il caso.
Il film solleva interessanti quesiti su cosa definire oggi terrorismo, libertà e adozione di una causa.
Come tanti giovani che scelgono di fare azioni per il clima o per popoli oppressi perdendo la propria libertà per denunciare soprusi, o che sognano di appartenere a un’ideologia per sentirsi parte di idee, anche politiche perdute, cosi Rose si schierò a favore dei più oppressi, anche a seguito di un viaggio a Cuba.
Il ruolo è assegnato alla brava Imogen Poots che rende credibile la storia e i dettagli caratteriali, di un’anima colta, imprevedibile, libera e anticonformista.
Molta forza si aggiunge alla sua battaglia, oltre al coraggio, dato che la vicenda si svolse mentre Rose era incinta.
Tre sono i punti che modificano il destino della protagonista Rose Dugdale
L’uccisione di una volpe e sua iniziazione alla caccia, simbolo di un mondo non condiviso, violento verso la natura e il prossimo.
La discussione su di un quadro di Velàzquez in cui lo sguardo della protagonista, una servetta di colore, scatena riflessioni tra Rose, la sua gelida, altezzosa madre e la lotta di classe.
Il ricatto dei genitori, in cui l’iscrizione all’Università di Oxford, per proseguire gli studi, doveva essere anticipata nel 1959 dalla partecipazione come Debutant in cerca di marito, a Buckingham Palace.
Dugdale la descrisse come un affare pornografico che costava circa quello che 60 pensionati avrebbero potuto percepire per sei mesi
Il film è ben girato conduce per mano lo spettatore in un’avventura poco nota.
Solo il finale perde un pò di intensità, ma nel complesso è interessante capire come da milionaria, il tragitto di vita abbia condotto Dugdale, a morire sola e povera in un convento, il lunedi 18 marzo scorso.
La biografia of Dugdale, Heiress, Rebel, Vigilante, Bomber: The Extraordinary Life of Rose Dugdale, di Sean O’Driscoll, fu pubblicata nel 2022 e The woman who stole Vermeer, A true story di Anthony Amore nel 2019 sono successivi alla scrittura dello script che risale al 2017.
Il film è stato girato in contemporanea, focalizzandosi soprattutto sul furto del 1974 a Russborough House, vicino a Dublino, dove sparirono, il 26 aprile 1974, i capolavori di Velàzquez, Gainsborough, Rubens, Vermeer, Goya
Anche gli amanti dell’arte e i collezionisti, capiranno come le opere si definiscano bene rifugio. Cioè, in grado anche, se il caso, di salvare vite.
Cast
Imogen Poots, Tom Vaughan-Lawlor, Lewis Brophy, Dermot Crowley, Carrie Crowley, Simon Coury
Sceneggiatura, Regia e Montaggio, Christine Molloy & Joe Lawlor.
Musiche Stephen Mckeon, Fotografia Tom Comerford, Costumi Maeve Paterson
Curiosità
Il quadro che scatena la ribellione della protagonista è il Velàzquez. Donna in cucina con Cena di Emmaus
Dal 26 marzo al 23 giugno l’opera sarà in mostra a Roma alla Galleria Borghese che presenta, Un Velàzquez in Galleria. Li si potrà ammirare una delle prime opere conosciute di Diego (1599-1660) e proveniente dalla collezione permanente della National Gallery of lreland
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