di Gino Morabito
In fondo, spiritoso e spirituale hanno la stessa radice
Un talento artistico dalla portata innovativa e affascinante, quello di Giovanni Scifoni. Attore, scrittore, drammaturgo, regista, con la capacità di spedire lo spettatore in un vero e proprio “coma comico”, dove, quando tutto finisce, ci si sorprende a pensare che quella battuta lì non era poi così sciocca.
Tra le nuove scene di Doc Nelle tue mani 2 e il successo della serie tivù Leonardo, i podcast per la radio, i video su YouTube e La mia jungla popolata da moglie e tre figli, riesce a ritagliarsi anche il tempo per scrivere un libro incentrato sul dialogo sociale, il pensiero dominante, i preconcetti… mica robetta.
Qualcosa dovevo pur scrivere perché la Mondadori me l’ha chiesto. All’inizio volevano un libro su San Francesco. “Ma che, siete matti?” e ho pensato all’ornitorinco, un anti-eroe: il Fantozzi degli animali che, non a caso, non è protagonista di nessuna favola per bambini. Ci sono il lupo cattivo, la pecora buona, la volpe intelligente, mentre l’ornitorinco non è pervenuto. Non è né buono né cattivo. Per cui come lo schieri?
Senza offendere nessuno – Chi non si schiera è perduto. Il dilagare della logica della tifoseria, nel tentativo di costruire un futuro dove poter semplicemente rispondere “non lo so”.
La verità è che si ha fifa a rispondere in questo modo, o a essere incoerenti con sé stessi, perché la tua fan base si aspetta che tu dica certe cose. Comunque accadrà, prima o poi. Abbiate fede!

La fede è entrata anche nei suoi lavori teatrali, come Le ultime sette parole di Cristo, Guai a voi ricchi, Santo piacere.
La fede nel Vangelo. È da lì che sono partito per raccontare tutte le crisi, i paradossi, le discussioni infinite con genitori e amici. I dubbi creavano una fortissima comicità a mia insaputa, e il messaggio è arrivato.
Quarto di sei figli, ha affrontato le proprie crisi quando ha iniziato a lavorare come attore.
Ero arrivato a pensare che si potesse fare a meno della fede, poi ho capito che quello che mi avevano consegnato i genitori non era un prontuario per diventare una brava persona, ma l’incontro con Gesù che mi accettava per quello che ero.
Il libro del Siracide recita: “l’uomo nella prosperità non comprende”.
La soddisfazione è un’arma molto insidiosa. È degna di una persona che ha fatto un lauto pasto, è sazia e non ha più appetito. Invece, una piccola dose di soddisfazione è quella fame che ci permette di essere curiosi, di vedere cosa c’è al di là di noi stessi.

Fuori c’è tutto un mondo che continua a fornire stimoli creativi.
Gli stimoli provengono dall’osservazione della realtà, da tutto ciò che ci mette in crisi. Uno degli stimoli più forti, più sinceri in assoluto, è la necessità di dover lavorare per portare il pane a casa.
L’uomo ha bisogno di storie. Ma l’arte del raccontare è un’operazione faticosa: bisogna reinterpretare la realtà, renderla affascinante.
Purtroppo le persone, un po’ per noia, o per pigrizia, adottano molto spesso il racconto più immediato, più semplice, che è quello di parlare male di qualcuno. È di certo un tipo di racconto che genera immediatamente empatia, emozioni, cattura subito l’attenzione del nostro interlocutore. Tuttavia genera anche un grande assente: l’oggetto della maldicenza.
Leggi l’articolo completo sul numero di Marzo/Aprile 2022 di Red Carpet Magazine