Presentato al 70 ° Taormina Film Festival ‘Madame Luna’ di Daniel Espinosa
Donne. Migrazione. Sud Italia. Centro accoglienza.
Il film è un ritorno a fare film in Europa e una storia molto personale.
Questo ha attirato il regista nel realizzarlo che si racconta alla stampa.
E’ stato un modo per tornare al realismo, racconta fiero, tornare alle mie radici, a lavorare con persone con meno esperienza, più alle prime armi, per cercare di raccontare storie di un background da cui provengo io stesso, origini umili, meno glamorous, ma forse più autentico e reale. Poi è una storia avvincente, ma anche umana, basata su veri personaggi, un cast interessante
Come è stato il casting?
Volevo una donna che parlasse italiano, francese, tigrino, arabo, inglese che fosse eritrea e che avesse 25 anni. Era quindi impossibile. Mentre un giorno a Bologna, forse era il mio giorno fortunato, l’ho trovata. Un sogno che proprio quando lo stavo accantonando si è avverato. E’ proprio vero che la vita è più forte della finzione
A volte le idee sono già nell’aria. Quando ha iniziato a pensare a questo film che esplora una sorta di versione femminile dell’opera di Garrone, un tema recente, il pluripremiato Io capitano. Li l’orrore dei campi di detenzione libici, dove sono rinchiuse e abusate molte persone in viaggio per cercare una vita diversa.
Io adoro Matteo Garrone lo seguo da quando ha iniziato. Vorrei poter affermare di aver visto il film di Matteo ma in realtà io ci pensavo da prima del covid. Poi ho avuto interruzioni, ritardi, ridefinizioni. Inizialmente volevo fosse un documentario. Poi non è stato possibile. Abbiamo scelto la finzione e lo abbiamo realizzato nello stesso periodo Garrone riesce a far si che i personaggi si riacquistino l’umanità e la dignità. Io avevo pensato di farlo circa 4 anni prima. Inizialmente doveva essere un documentario e poi si è tramutato in storia reale. Mi piacevano le ossa, la struttura della storia, ma dovevo attuare delle trasformazioni.
Dopo Blockbuster hollywoodiani come Safe House (2012) con Denzel Washington. Child 44 (2015) (Rapace e Gary Oldman), o Life (2017) con Jake Gyllenhaal, o Morbius (2020), ora a Taormina lo svedese Daniel Espinosa, di origine cilena, torna a un racconto più intimista.
La storia trae qui spunto da fatti realmente accaduti. In questa co-produzione tra Svezia, Danimarca e Italia, si racconta infatti la parabola di una donna. Questa è coinvolta nella rete di organizzazioni criminali che sfrutta i migranti fra il Nord Africa e l’Europa.
Proprio in Libia l’eritrea Almaz, protagonista del film di Espinosa, è diventata una trafficante di esseri umani col nome di Madame Luna. Ma le tumultuose vicissitudini politiche del Paese la porteranno a dover attraversare il Mediterraneo imbarcandosi camuffata con gli altri migranti. Una volta giunta in Italia, però, l’incontro con la giovane Eli la porterà a mettersi in discussione. Aprendole, forse, la via per una possibile redenzione.
La parola al regista
«La mia ambizione», spiega il regista (anche sceneggiatore con Suha Arraf e Maurizio Braucci), «è sempre stata quella di svelare aspetti più nascosti della nostra società.
Il cineasta definisce quindi il suo film (in uscita nelle sale italiane dal 18 luglio per Europictures) «un’opera in soggettiva, I cui dilemmi gli stanno particolarmente a cuore. «Madame Luna, parla della lotta per la conquista della dignità.
La coproduzione
Si uniscono Momento Film, Hercules Film Fund, Rhea Films, Dugong Films, Tv4. Film I Väst, col sostegno di Swedish Film Institute, Ministero della Cultura, Regione Calabria – Calabria Film Commission. Inoltre Regione Sicilia – Sicilia Film Commission, Nordisk Film & Tv Fond, Creative Europe, Eurimages e SVT.
Il cast
di Daniel Espinosa con Meninet Abraha Teferi, Hilyam Weldemichael, Claudia Potenza, Emanuele Vicorito e Luca Massaro
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