Valeria Golino ha tenuto a Taormina una sua interessante masterclass su cinema, recitazione e regia.
Recitazione e regia. Corpo, anima, mente. Al 70 Taormina Film Festival si impara a crescere, oltre che a recitare.
Cosa spinge un’attrice affermata a inoltrarsi nella selva oscura della regia? Come si gestisce il corpo e la molta energia che richiede nel fare l’attore?
Le difficoltà, curiosità di un mestiere che richiede altissima concentrazione e i nuovi stimoli della regia si affastellano in un racconto appassionato, divertente e utile.
Quello di Valeria Golino, coadiuvata da Enrico Magrelli, lo stimolatore perfetto, e dalla simpatica Jasmine Trinca
Di questo e di molto altro si è parlato nella interessante masterclass, moderata dal critico accompagnato sul palco da due lucenti e semplici star: Golino e Trinca.
Entrambe presenti a Taormina per la presentazione del meraviglioso film in due parti diretto da Golino, L’arte della gioia, tratto dell’omonimo romanzo di Sapienza, interpretato da Tecla Insolia, Jasmine Trinca e Valeria Bruni Tedeschi, si sono raccontate senza remore né fronzoli, al pubblico, con quella semplicità dei grandi.
Valeria scappata dal set di Mario Martone dove, coincidenze del destino, è impegnata nelle riprese del film Fuori, proprio sulla figura della scrittrice, con Trinca hanno riso e scherzato assieme anche sul ruolo tiranno di certi registi che per stimolare valicano anche il rispetto.
“Sono un’attrice di mezza età, ma sono una giovane regista”, scherza Golino in apertura.
Entusiasta di aver intrapreso la carriera da regista, prima con Miele (2013) ed Euforia (2018) e ora con L’arte della gioia (2024), Golino spiega la differenza che passa tra il lavoro di regia e quello di interpretazione: “Sono due ruoli speculari. Gli attori sono comunque coautori del film, nel bene e nel male e il lavoro come attori è cercare di andare verso un certo punto di vista”
Si lavora molto più da regista, ma come attrice ci si stanca molto di più – continua Golino – Quando sei un attore sei come un atleta e sei sottoposto a tutto, caldo, freddo, intemperie, emozioni contrastanti da esprimere, e tutto tramite il corpo che si stanca. Essere attore è una roba fisica. Mentre come regista sei impegnato dalla testa in su e il corpo si stanca di meno.
“Le cose che dice Valeria sono sempre illuminanti – ammette Trinca. Condivido appieno quello che dice”. “Siamo attrici da un po’ di anni e sento anche io tantissimo quell’entusiasmo, quasi fanciullesco, quando mi capita di guardare da regista qualche storia. Come attrice sono in una fase di maggiore consapevolezza, anche di maggiore stanchezza”.
“Sul set, mentre due attori recitano, ci dovrebbe essere licenza di uccidere – dice Golino con convinzione. Ci dovrebbe essere la libertà di poter dire e fare cose, anche le più sgradevoli, che, come cittadina, non farei mai. E spero che agli artisti non venga levato questo diritto”.
Trinca sottolinea invece la necessità di non perdere “una forma di rispetto sempre che non ha nulla a che fare con la creazione artistica”.
“I registi e le registe, noi comprese, sono dei sadici. Per fare regia devi avere un certo pelo sullo stomaco perché sottoponi i tuoi attori a molte angherie”. “Golino lo è come regista?” Chiede Magrelli. “Non ancora abbastanza, ma più i film passano più lo divento. A ottant’anni sarò cattivissima!”.
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