GIANLUCA SAITTO – Giuseppe Savarino

La vita è essenzialmente presente e futuro per Gianluca Saitto: una concezione “energetica” della pratica artistica e della moda, che è creazione incessante e relazione derivante dalla conoscenza profonda e attenta dell’altro e di tutte le sue caratteristiche. Una laurea in Architettura e l’esperienza a Firenze, meravigliosa città d’arte, nonché la frequentazione di quel mondo dove nasce lo spettacolo. Scenografie, costumi di scena e   allestimenti in genere sono stati il suo virtuoso “Start”. Milano ha fatto il resto, così come l’incontro con Benedetta Barzini che, tra le diverse traiettorie percorribili dal suo talento lo ha aiutato a trovare la migliore; creare il suo Atelier. Un luogo magico, sospeso tra elementi che richiamano il teatro e appunti di vita. Un’estetica che restituisce agli occhi la sua alta cifra artistica. Oggi veste e cura i più iconici personaggi dello star system, tra questi la regina del Rock Italiano, Loredana Bertè.

di Giuseppe Savarino

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Lavorare in proprio o all’interno dei grandi marchi costituisce, un grande rischio, ma al tempo stesso una grande occasione per saggiare appieno le proprie inclinazioni e la propria capacità di fare, quella di Gianluca Saitto è stata da subito una scelta contro tendenza dall’impronta unicamente sartoriale.

L’idea manuale mi ha accompagnato sempre, ancor prima di decidere di far moda: per me creare ha equivalso ad aprire un laboratorio d’arte. Nello specifico ho deciso moda, in quanto espressione artistica che ti veste ogni giorno nella serata di gala così come nella quotidianità. I miei abiti, pertanto, sono tutti contaminati dagli elementi di modellistica dell’arte, resa attraverso l’identità che conferisce la sartorialità. Un capo pronto, ma su misura e sempre modificabile, non una massa di abiti creati per il mercato”.

Il mercato della moda ha visto cambiare le proprie leggi e quindi le risposte che la Haute Couture ha fornito a tali cambiamenti, senza spesso anticiparli e gestirli con sapienza ed oculatezza.

Oggi tutti i maggiori brand sono diventati di colpo visionari: grossi gruppi che potevano anticipare questa tendenza per cambiare il corso delle cose non l’hanno fatto. Ora a mio parere vi è l’esigenza e la voglia a tratti forzata di cavalcare l’onda, esaltando il prodotto di nicchia. Una linea di pensiero che ho adottato sin dal mio esordio andando contro tendenza in tempi non sospetti. I capi su misura nascono da un concetto, da un gusto, da un’ispirazione, per questo non rischiano mai l’obsolescenza.

Vestire il cliente particolare o addirittura l’artista, il personaggio dello spettacolo, non significa proporgli un prototipo astratto, scaturito dalla mente del couturier, bensì avviare un dialogo conoscitivo della psicologia dell’altro, delle sue necessità, delle sue intenzioni comunicative.

Ci si incontra, si parla. Cerchi di inquadrare la persona, dal fisico a ciò che vuole; sviluppiamo un capo campione oppure un bozzetto e lo si sottopone al cliente. Siccome spesso il bozzetto non viene compreso perché non è un addetto ai lavori, facciamo provare il capo nella sua volumetria e lo rimodelliamo secondo ciò che lui ha in mente; dopo di che si cercano i tessuti, si curano i dettagli, fino ad arrivare al capo personalizzato che diventa un tutt’uno con il personaggio”.

Gli incontri stimolanti con i personaggi dello spettacolo, rock-stars, artisti anch’essi e pertanto co-creatori dell’abito, del messaggio e della sua forza espressiva: gli esempi di Gianna Nannini e Loredana Bertè

Declino la mia estetica su di loro. E’ difficile trovare l’armonia, pertanto non bisogna essere permalosi, ma avere pazienza, valutare le tue e loro idee e riprocessarle a livello artistico. Se la persona è negativa, l’iter creativo diventa difficile e poco produttivo, al contrario se io creo bene lei indosserà bene.

Nel 2010 ho iniziato con Gianna Nannini che aveva appena dato alla luce Penelope e doveva partire con la tournée “Io e te”. La sua stylist mi chiese aiuto per rimettere in sesto tutto il suo guardaroba e io lo feci con la possibilità di creare alcune giacche per lei e persino una per la sua bambina.

Con Loredana, successivamente, è stato un bell’incontro: una persona con cui ho instaurato un bel rapporto e di cui ho apprezzato la generosità di cuore, di amicizia e di fiducia, la sua è una bontà d’animo come poche.

Quando si concepisce l’arte come creazione continua e rigenerata si supera persino lo stereotipo della Musa ispiratrice, che pur restando a livello concettuale, nella prassi artistica viene sostituita dal divenire stesso della vita.

Non ho una musa precisa, perché ogni cliente ha la propria identità. La donna o l’uomo è fatto in maniera differente; Ognuno ha la propria fisicità, il proprio carattere e bisogna essere capaci di capire chi hai davanti. Osservo ma non sovrasto l’artista. Gli abiti li creo non per uno stereotipo di perfezione ma per riferimento reale. Se non ti evolvi con il tuo “oggetto” resti cristallizzato. La vita è Presente e Futuro e nessuno può imporre i propri formalismi agli altri. Ognuno deve essere sempre educato ma senza costrizioni.

Gianluca Saitto fra previsioni e curiosità a cosa non rinuncerebbe mai?

Alla libertà di fare quello che voglio, alla curiosità, ai libri con la copertina rigida. E’un sentore che non so definire. Mi piacciono le cose belle, andare nei mercatini, scoprire e poter sempre creare in armonia, perché il disordine mi dà fastidio in ogni contesto. Se c’è armonia io creo, se c’è disarmonia no.