di Gaia Serena Simionati

PONYBOI di Esteban Arango è stato presentato al 42 Torino Film Festival. Vincendo il premio come migliore attore che va a River Gallo.

Metti una lavanderia a gettoni.

Metti come sfondo il New Jersey.

E metti come timing il giorno di San Valentino.

Metti per protagonista River Gallo, un runaway intersessuale e lavoratore del sesso.

Ed ecco la piccante ricetta di Ponyboi.

Lavora per un odioso pimp. Odia la sua vita e si innamora di un cowboy Bruce, che accetta e cerca di capire i suoi traumi e si relaziona bene al suo privato.

Il film ha dei momenti molto commoventi per l’autenticità dello script, tratto da un corto del protagonista, il regista River Gallo che qui è anche perfetto sceneggiatore, e attore.

Parla a tutti per la sua onestà e verità e per una storia personale che ha dei risvolti che trascendono i soliti stereotipi.

La sofferenza e al sua potenza diventano quindi armi potentissime nelle mani di chi sa trasformarle, come ha fatto questo splendido attore. Potenti molto più delle armi che imperversano in America e in particolare nelle gang del film e del New Jersey.

Sinossi

New Jersey, durante San Valentino. È una giornata intensa per il sex worker Ponyboi quando apprende che suo padre, con cui ha interrotto i rapporti, sta morendo. La pessima notizia riporta alla mente i vecchi ricordi della sua infanzia vissuta da persona intersessuale all’interno di una tradizionale famiglia salvadoregna. Le cose peggiorano ulteriormente quando un affare di droga va storto, costringendo Ponyboi a prendere una decisione drastica e lasciare New Jersey per salvarsi dalla mafia.

La parola al regista
«Ponyboi non solo darà forza alla comunità intersex ma a tutte le persone emarginate. Il mio obiettivo è realizzare un film per le persone BIPOC, la comunità LGBTQIA+ e chiunque abbia mai sentito di non appartenere alla maggioranza. Ponyboi invita a riprendere il controllo della propria vita, trovare la redenzione e seguire il percorso di recupero personale. Nel film, Ponyboi deve confrontarsi con il suo passato per liberarsi dalle catene autoimposte da una vita distruttiva. Alla fine del film, desiderio che il pubblico si senta elevato al di sopra della propria sofferenza, in uno spazio in cui l’auto-realizzazione sia finalmente possibile».

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