PLÁCIDO DOMINGO – di Gino Morabito
Mattatore del festival dedicato a Bellini
Una quercia, un mattatore, accaparratore di ruoli. Audace alfiere di quel recitar cantando caro a Verdi, spavaldo protagonista de I Tre Tenori, impavido interprete di canzoni e duetti in largo anticipo sul nostro stupore.
È nato in teatro, educato in teatro, cresciuto in teatro. Ha sbirciato il mondo dal palcoscenico, non conosce un’altra vita. Inarrestabile, Plácido Domingo è l’ultimo dei grandi della lirica del Novecento ancora in carriera.
La Regione Siciliana promuove il Bellininfest intitolato al Cigno catanese programmando un ricco cartellone itinerante dal 6 agosto al 6 ottobre tra Catania, Taormina e Messina, in sinergia con le istituzioni musicali e culturali. Un progetto fortemente voluto dal Presidente Nello Musumeci e realizzato attraverso l’Assessorato del turismo, sport e spettacolo guidato da Manlio Messina.
La Sicilia è una terra che mi ha sempre affascinato. Abbiamo radici latine che ci legano, frutto di secoli di commistione tra le culture dei nostri popoli. Sono veramente felice di questo progetto a Taormina e spero di poter visitare anche Catania nei giorni durante le prove.
Il festival intitolato a Vincenzo Bellini segna un obiettivo importante per un’area metropolitana che conta già due siti Unesco come l’Etna e il Barocco. Un’ulteriore scelta identitaria nel segno dell’autore di Norma e la gioia del tenore di Madrid quando gli offrono cinque recite come Pollione. È il 1981.
Mettevamo in scena la Norma, capolavoro del sommo compositore siciliano che io amo moltissimo, con un cast straordinario: Renata Scotto era Norma e Tatiana Troyanos era Adalgisa e il caro James Levine dirigeva. È stato il mio incontro con il personaggio di Pollione, che fui chiamato ad interpretare nel 1981 al Metropolitan di New York.
Un’occasione fantastica interpretare questo non facile ruolo! Un proconsole romano che si riscatta attraverso il sacrificio di sé e si immola con l’amata Norma in uno dei finali più sublimi ed esaltanti della storia della musica, è meraviglioso e interpretativamente importantissimo per me per affrontare poi altri grandi ruoli. Ho imparato che senza Bellini non ci sarebbe stato Verdi, che del Cigno catanese esaltava il magistero melodico e la pregnanza teatrale. Ricordiamoci che il coro “Guerra guerra” di Norma è stato l’inno del Risorgimento prima di “Va pensiero”. E se ascoltiamo l’implorazione “Deh, non volerli vittime”, che conclude il capolavoro belliniano, non possiamo non accorgerci che da qui discendono quelle progressioni armoniche che sarebbero levitate nel Tristan und Isolde di Wagner. Riconosciamo dunque il primato del genius loci di cui il Bellininfest intende testimoniare il valore globale.

Suona di rinnovata speranza, di ripartenza, la partecipazione di Domingo al Bellininfest: la voce inconfondibile di un artista che sa infondere passione e dolcezza, dissidio interiore e pace.
Ho accolto con gioia la proposta di partecipare al Festival dedicato a Vincenzo Bellini, prima di tutto per vivere la magia del Teatro greco di Taormina: sarà un’emozione grandissima per me, la prima volta in Sicilia! E poi sempre per il piacere di tornare nel vostro meraviglioso Paese a cui io devo tantissimo per la mia carriera e tutto mondo deve dire grazie per l’immenso patrimonio culturale e artistico che ci ha dato in tutte le arti. Darò il massimo delle mie possibilità come sempre, ma sento che riceverò molto di più perché si tratterà di un’esperienza unica.
La sua prima volta in Sicilia, con una produzione del Teatro Massimo Bellini di Catania, che impegnerà l’orchestra, il coro e i tecnici dell’Ente guidato dal sovrintendente Giovanni Cultrera di Montesano e dal commissario straordinario Daniela Lo Cascio. L’11 e il 13 agosto in scena il Rigoletto con Leo Nucci protagonista e regista, Domingo cura la direzione d’orchestra.
Per me è un piacere dirigere Leo in Rigoletto. Ho accettato con tanto entusiasmo l’invito alla prima edizione del festival per rendere insieme a lui un tributo a Bellini. Inoltre mi interessa molto vedere come intende rappresentare quest’opera che è indiscutibilmente il suo cavallo di battaglia. Non vedo l’ora anche perché sarà l’occasione per lavorare di nuovo insieme dopo una vita in cui abbiamo condiviso il palcoscenico io come tenore e lui come baritono e oggi tutti e due, oltre ad essere ancora in carriera a dispetto degli anni, cerchiamo di trasmettere ai giovani il nostro entusiasmo.
Leggi l’articolo completo sul numero di Marzo/Aprile 2022 di Red Carpet Magazine